8 marzo festa giornata donna

L’8 marzo non è una festa quando in un anno sono state uccise 120 donne e il tasso di disoccupazione femminile è al 47%

L’8 marzo non chiamatela Festa. Stride l’appellativo “Festa della donna” davanti ai numeri che nulla hanno da festeggiare: 120 donne uccise nel 2023, la metà dal compagno o dall’ex. Femminicidi dunque. Delitti di possesso.

Il tasso di disoccupazione femminile in Italia è al 47%, il dato più basso di tutta Europa. Una donna su cinque è costretta a lasciare il lavoro dopo la nascita di un figlio. E ancora troppi datori di lavoro preferiscono non assumere una donna che, con la maternità, potrà diventare un costo.

E davanti a questi dati, alla donna facciamo una festa?

L’8 marzo non è una festa, e non è nata come festa. E’ nata come “giornata” dedicata alle rivendicazioni femminili nei primi anni del ‘900, quando le donne non avevano gli stessi diritti degli uomini, voto compreso. Doveva essere qualcosa di concreto, non fiori e Baci Perugina.

Si chiama “Giornata internazionale della donna“, come finalmente viene quasi unanimemente riconosciuto da amministrazioni ed associazioni. E se nella pratica in effetti non cambia nulla e appare solo come un sinonimo elegante, non chiamarla “Festa” è un segno di rispetto nei confronti di chi ancora ha poco o nulla da festeggiare.

Susanna Guarino
Lascio agli altri la convinzione di essere i migliori, per me tengo la certezza che nella vita si può sempre migliorare

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