“Ubi banca si guarda intorno senza limiti”. Obiettivo terzo polo bancario

Ubi Banca non esclude nessun potenziale target per fusioni, nemmeno Mps e Bper. A dirlo l’ad Victor Massiah. “Il nostro mandato non è limitato, sostanzialmente è a 360 gradi, non abbiamo messo limiti, ci sono potenziali partner che conosciamo meglio ma il mandato è ampio, non ci sentiamo di escludere niente”. “Monte dei Paschi – continua – ha fatto un enorme lavoro di pulizia degli asset” ma al tempo stesso “ha un azionista molto particolare che è lo Stato. Eventualmente cercheremo di capire cosa vuol fare”. “Mai dire mai”, ha invece detto su un possibile riavvicinamento con Bper, con cui Ubi era “molto vicina” a fare un annuncio.

Il cda di Ubi Banca ha infatti bocciato l’offerta pubblica di scambio di Intesa Sanpaolo, ritenendola “non conveniente” per i suoi azionisti. La lista delle critiche contenute nel comunicato dell’emittente, approvato all’unanimità dal consiglio di amministrazione, parte dalla valorizzazione di Ubi da parte di Intesa, che “non riflette” il “reale valore” della banca guidata da Victor Massiah “e penalizza gli azionisti di Ubi Banca rispetto” a quelli di Ca’ de Sass. “Abbiamo cercato di evidenziare con molta chiarezza quale è il potenziale dei nostri dividendi” valorizzando i “tesori nascosti” della banca, come le attivita’ di ‘merchant acquiring’, da cui Ubi si aspetta di ricavare 350 milioni, ha spiegato Massiah. Il banchiere, affiancato dalla presidente Letizia Moratti, ha promesso che, in caso di fallimento dell’ops, che Ubi non tergiverserà più sulle aggregazioni: “Se rimarremo una banca indipendente immediatamente andremo a cercare nuove opportunità” cogliendo al volo il vento favorevole che soffia da Francoforte. Il mandato del cda all’ad, ha spiegato Moratti, è quello di “sottoporre dei target di acquisizione entro la fine dell’anno”.

L’obiettivo è dare vita al “terzo polo” bancario italiano. Senza “limiti” in tema di candidati. Si valuterà la ‘nuova’ Mps, appena ripulita da 8 miliardi di npl, anche se prima occorrerà capire “cosa vuole fare” il governo. E si guarderà più alle banche italiane, “che conosciamo bene”, che alle straniere, “che conosciamo meno”.

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