La rubrica settimanale di Alessandro Lorenzini

Un cult movie degli anni Ottanta, il primo vero e proprio cinepanettone (“Vacanze di Natale”) fotografò in maniera ironica e irriverente il “passaggio” del giorno di Natale. Abbiamo passato questa strana festività in tempo di Covid, quasi del tutto chiusi in casa, con rare eccezioni per qualche pranzo in famiglia ristretta o per qualche celebrazione religiosa anticipata. Servirà per evitare la terza ondata?

Consoliamoci con il fatto che la fine del tunnel appare imboccata. Non sono uno scienziato, ma l’insieme degli addendi dovrebbe portare al risultato. Oggi parte, sebbene con una giornata simbolica, la campagna di vaccinazioni; la sperimentazione del farmaco monoclonale va avanti (non solo a Siena, a dir la verità). L’utilizzo di mascherine e gel disinfettante, l’assenza dei grandi assembramenti, al di là di certi processi sui social e di certi comportamenti che rimangono aberranti, sono un altro contributo. Ci attendono, mi pare evidente, altri mesi così, nella speranza che però siano in numero minore rispetto a quelli che ci siamo lasciati alle spalle.

La sfilata del mezzo scortato che arriva in Italia con le prime dosi mi è parsa, sinceramente, una mezza buffonata. Non importa. Importa il risultato, importa il fatto che, in qualche modo, si cominci.

I problemi restano. Anzi, sono ancora maggiori. Più si va avanti e, innegabilmente, peggio è e sarà. Quelli psicologici, certo. Quelli economici, soprattutto. Penso alle tante Partite Iva o a tutti gli esercenti della città e del territorio, che hanno perso incassi da mesi; a coloro che, anche in città, hanno aperto per quattro giorni di pranzi e a tutto l’indotto derivato dal turismo. Ristori e incentivi, aiuti e promesse. Basterà tutto questo per salvarli? Non credo.

Per questo serve spingere sull’acceleratore. Per questo serve il vaccino. Per questo serve vaccinarsi. Con pochi se e pochi ma, anzi nessuno. Rino Rappuoli è stato categorico: “Abbiamo una grande fortuna in questa situazione: abbiamo un vaccino”. Fine. C’è poco da discutere. tendo a fidarmi, generalmente, di chi ha aperto qualche libro, di chi ha studiato, di chi non ha conseguito una laurea su Google o un dottorato di ricerca su Facebook. E preferisco sbagliare così che sbagliare seguendo la ma(ta)ssa dei social.

Ci avviamo alla conclusione del 2020. Nessuno avrebbe pensato a tutto questo dodici mesi fa, l’insegnamento riguarda proprio l’effimero che attraversiamo. Possiamo scegliere, però, come attraversarlo. Chinare la testa oppure alzarla, con maggiore forza. A noi la scelta.

Dal canto nostro, una piccola scelta l’abbiamo fatta. Ci siamo gettati nella “mischia”. Gazzetta di Siena, in sei mesi o poco più, con tutti i nostri pregi e i nostri difetti, si è ritagliata uno spazio nel variegato mondo dell’informazione cittadina. Così è (se vi pare).

Buona domenica (per gli auguri ci sarà tempo).

eliofanali.wordpress.com

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