Matteo Betti

Lo schermidore senese racconta a “Al Bar dello Sport” la delusione del 4° posto alle Paralimpiadi. “Brucia, ma mi dà la consapevolezza di essere forte e integro. Non vedo l’ora di iniziare la preparazione per i Giochi del 2024”

“Il mio rammarico più grande è stato l’inizio sanguinoso che mi ha visto andare subito sotto. Sono dispiaciuto perché durante la giornata ero in forma, ero riuscito a cominciare bene gli incontri conducendoli sia nel punteggio che nella gestione. Nella finalina l’avversario è stato più pronto, ho speso tanto per tornare in parità e dopo è stato difficile rientrare”.

Matteo Betti parla, per la prima volta, di quella finale per il terzo posto a Tokyo, con la medaglia di bronzo sfumata per un soffio, e lo fa a “Al Bar dello Sport”, trasmissione sportiva in onda ogni giovedì sera sulla pagina Facebook della Gazzetta di Siena.

Alla sua quarta partecipazione alle Paralimpiadi è stato il migliore nella scherma maschile italiana, ma non è bastato a centrare quella che sarebbe stata la sua medaglia dopo Londra 2012. Approdato fino in semifinale, ha perso 15-6 con il cinese Sun Gang (che ha vinto l’oro) e si è giocato il terzo posto col russo Nikita Nagaev. Partenza in salita (6-0 per l’avversario), poi la gran rimonta fino all’11-11 e i quattro punti del russo a decretare il 15-11 finale, con due scelte arbitrali che hanno fatto arrabbiare il telecronista Rai e tanti telespettatori. “Ma quelle moviole non le ho chieste per avere una revisione del giudizio, che era corretto, quando per mettermi un po’ in ordine, interrompere un attimo la gara e provare a cambiare il match”, precisa Betti.

“Che dire, sono dispiaciuto perché l’inizio ha rovinato quella che era stata una grandissima giornata. Peccato, il quarto posto in assoluto non è da buttare ma in chiave paralimpica è lo spauracchio di ogni sportivo. Diffidate di chi esce dai Giochi con un quarto posto ed è contento. Il cinese ha dimostrato di essere inarrivabile, ma col russo ci siamo sfidati sia all’ultimo mondiale che al campionato europeo e una volta ha vinto lui e una volta io. È forte ma potevo batterlo“.

Delusione, sì, ma anche la voglia di non mollare e di riprovarci a Parigi 2024. “A 35 anni mi sento molto più pronto di quando sono uscito da Rio. Il quarto posto brucia, ma mi restituisce la consapevolezza di essere un atleta forte, integro, di aver fatto il miglior risultato individuale di tutta la spedizione di scherma maschile. Sicuramente sarò ai nastri di partenza per le qualificazioni per Parigi, fortunatamente mancano soli tre anni”.

“I Giochi paralimpici – continua lo schermidore senese – sono sempre un’esperienza unica. Dispiace fare la cerimonia in uno stadio vuoto, 80.000 persone si sarebbero sentite, ma quest’anno come team Italia abbiamo polverizzato ogni record, 69 medaglie sono un bottino incredibile ed è doloroso non aver potuto partecipare personalmente a questa festa. Non vedo l’ora di poter cominciare la qualifica per Parigi”.

Betti, in conclusione, conferma la percezione di una crescita costante dietro il movimento paralimpico. Merito soprattutto di “un gran lavoro del presidente Pancalli e la sua politica dei piccoli passi. Si vede dall’interesse che suscita nelle persone, dal fatto che i Giochi hanno avuto un grande seguito televisivo. Quando sono tornato da Tokyo le persone mi fermavano per strada a Siena facendomi i complimenti. Non perché avevano sentito dire delle mie gare, ma perché le avevano viste. È la prima volta che mi succede, ed è stato incredibile”.

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