Secondo l’Istat solo a dicembre sono stati 101mila i lavoratori in meno, di cui 99mila donne. La Cgil stima a Siena 45milioni di salario perso solo fra chi è in cassa integrazione

L’uscita dei dati occupazionali dell’Istat a livello italiano ha riacceso l’attenzione nazionale sulla situazione dei lavoratori ma, soprattutto, su quella delle lavoratrici. Sono 101mila i lavoratori in meno rilevati a dicembre rispetto al mese precedente, di cui 99mila donne, in una globalità di 444mila posti persi nel confronto annuo e 482mila inattivi in più.

Sul piano generale, nonostante il blocco dei licenziamenti, si è assistito e si assiste ancora a un tasso di occupazione in calo, in particolare per quanto riguarda il mondo dei giovani e delle donne. Un trend che coinvolge tanto i lavoratori dipendenti quanto gli autonomi, mentre l’universo maschile, specie fra gli over 50, non sembra troppo risentire della situazione.

A livello regionale, nel terzo trimestre del 2020 (luglio, agosto, settembre), il tasso di disoccupazione risultava in Toscana meno grave se confrontato alla media nazionale, ma ne seguiva comunque l’andamento, mostrando come fossero proprio la fascia giovanile e il genere femminile i più colpiti.

“Se guardiamo il dato degli avviamenti al lavoro effettuati nel 2020 rispetto al 2019 possiamo vedere un calo del 30%, il che vuol dire quasi un terzo di contratti stipulati, di qualsiasi genere, in meno rispetto all’anno precedente” ha iniziato così il suo commento il Segretario Generale Cgil di Siena Fabio Seggiani, che ha poi proseguito “In linea con l’andamento nazionale anche sul senese si può osservare come le categorie più colpite siano le donne e i giovani, che hanno sofferto di più sia sotto il punto di vista della perdita del lavoro sia per quanto riguarda la cassa integrazione. Sono numeri importanti quelli riguardanti la città e la provincia, che stanno aumentando dalla fine dell’anno, nonostane il nostro territorio sia riuscito a sopravvivere meglio di altri grazie a un’economia diversificata. Ci sono comunque 14milioni di ore di ammortizzatori sociali per 30mila interessati, fra lavoratori e lavoratrici, su un territorio provinciale come il nostro di meno di 270mila abitanti”.

I settori più colpiti sono stati prevedibilmente quelli che non sono stati tutelati dagli ammortizzatori sociali, i lavoratori stagionali, le partite iva. In più un focus particolare è da fare riguardo quelle attività che a causa dei lockdown si sono viste totalmente frenate, ovvero quelle legate al commercio, al turismo e ai servizi.

La situazione di instabilità e precariato giovanile e femminile è un quadro che per il sindacato era già molto chiaro – ha poi sottolineato Seggiani – la pandemia ha portato alla luce anche all’esterno quanto sia importante la nostra lotta per la deprecarizzazione dei contratti di lavoro. L’emergenza ha reso evidente la poca tutela che hanno questi lavoratori, è stata una cartina tornasole che ha evidenziato la fragilità del mondo del lavoro per il settore giovanile e per quello femminile, che subisce, oltretutto, una disparità di genere che va ben oltre la precarietà del contratto. Vi è disparità sulla tipologia di lavoro fra i generi, oltre che sul salario, e a causa della pandemia se in una coppia con figli entrambe le persone lavoravano e c’è stato bisogno che uno dei due rinunciasse per rimanere a casa con i figli, chi ha rinunciato è stata nella stragrande maggioranza dei casi la donna. Non è un caso se già in estate avevamo puntato l’attenzione sul dato delle dimissioni volontarie femminili, in aumento del 15%. Un dato decisamente anomalo”.

La perdita di salario medio annuo per i lavoratori che hanno usufruito di ammortizzatori sociali a Siena è di 1500 euro cada uno, secondo la stima del Caaf Cgil, che conteggia circa 30mila denunce dei redditi. Il che vuol dire circa 45milioni di salario in meno sul territorio senese. Un dato che dimostra le ricadute economiche, la capacità di spesa sul territorio ridotta a causa di salari persi che non si immettono nell’economia reale. Un disagio a cui va sommato quello di coloro che non hanno usufruito degli ammortizzatori sociali, il che porta alla perdita di una cifra ben superiore a 45milioni.

In previsione dello sblocco dei licenziamenti del 31 marzo, con nel frattempo la caduta del governo che rallenta gli interventi da poter fare dovendo ricostruire i tavoli sindacali, si avrà l’ingresso nell’equazione del mondo manufatturiero, fino ad ora aiutato dagli ammortizzatori sociali – ha poi aggiunto il Segretario Generale – Ci aspetta un anno difficile. Ciò che mi preoccupa è che in questo quadro realisticamente triste dovremmo mettere in piedi un tavolo provinciale di confronto su come poter ripartire, dove spendere le risorse che arriveranno in una visione di rilancio di tutti i settori che non fanno parte delle eccellenze che a Siena hanno resistito. C’è da valutare cosa si può fare in quei settori in difficoltà per riconvertire la forza lavoro con i criteri del Recovery Found, oltre alla necessità di investimenti pubblici per un settore come quello del turismo, per cui un intervento sulle infrastrutture è ad ora fondamentale. Come anche la digitalizzazione delle zone intustriali e artigianali che è drammaticamente in ritardo nel nostro territorio”.

La situazione allarmante è stata portata all’attenzione comune nelle scorse settimane dai report e dai dossier della rete di volontariato attiva sul senese, che ha contribuito fortemente ad aiutare la cittadinanza a rimanere a galla. Sono emersi l’aumento della povertà diffusa e gli intoppi burocratici relativi ai bonus messi a disposizione dallo Stato, per cui sono richieste le certificazioni Isee che risultano poco veritiere nella situazione attuale della popolazione.

Avremo poco tempo per spendere i soldi del Recovery Found, bisogna muoversi a fare progetti e a realizzarli – ha concluso poi Seggiani – Bisogna portare avanti sul tavolo fra governi e sindacati una collaborazione e un’azione congiunta con il Centro per l’Impiego, così da poter reinserire nel mondo del lavoro coloro che ne sono purtroppo usciti. Il Centro per l’Impiego deve essere uno strumento, non una soluzione. Offrire formazione, incentivi rivolti agli under 36 e alle donne, e ammortizzatori sociali: questa è la combinazione da trovare e da portare avanti, così da poter riqualificare i lavoratori per poterli reintrodurre nella transizione industriale. Bisogna agire in modo combinato e rapido se vogliamo almeno limitare i danni“.

Francesca Bonelli Grisostomi
Scrivere sempre, scrivere nonostante, scrivere e basta. ᴄ̴ᴏ̴ɢ̴ɪ̴ᴛ̴ᴏ̴ sᴄʀɪʙᴏ ᴇʀɢᴏ sᴜᴍ

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