Non sappiamo se, come diceva Mao, la situazione sia davvero eccellente, ma a tredici mesi dalle elezioni di certezze ce ne sono poche, di incertezze tante.
Da tutti i punti di vista, a partire anche da quelle che dovrebbero invece essere delle sicurezze quasi granitiche. Stiamo parlando dell’attuale sindaco Luigi De Mossi.
Gli endorsement del centrodestra da una parte, il rimpasto di giunta dall’altro e la prossima stagione di nomine (a partire da quelle della Fondazione Monte dei Paschi) tutte da gestire, appaiono tutti indizi verso la ricandidatura del primo cittadino.
Ma è lui stesso a porre dubbi con la frase pronunciata più volte “Sciolgo la riserva in autunno” . Frase pronunciata quasi allo sfinimento di fronte alle reiterate domande di alleati e soprattutto dei giornalisti. Situazione che ha in qualche modo alimentato un certo disappunto. Quelli che, in gergo politico, vengono più comunemente definiti mal di pancia fra chi vorrebbe un sindaco maggiormente affiancato ai partiti e chi, Forza Italia fra tutti, vorrebbe che la riserva fosse sciolta prima.
Alla fine, però, quasi sicuramente il centrodestra farà di necessità virtù. Difficile pensare che Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia (così citate in rigoroso ordine di sondaggio) prescindano dalle decisioni di De Mossi e si lancino con un altro candidato o, addirittura, si presentino dividendosi. Dovrebbe avvenire un cataclisma o quasi. In politica, però, a volte piove prima di tuonare, quindi non si sa mai.
Resta sul piatto la componente civica, con il neo gruppo SiAmoSiena, i residui di Impegno Civico (la ex lista del sindaco) e qualche movimento che sembrerebbe all’orizzonte, mentre Siena Riformista e Siena Ideale per ora appaiono alla finestra, anche se in consiglio comunale rimangono in maggioranza e con il passare dei mesi diventerebbe difficile staccarsi.
La confusione regna anche dentro al Partito Democratico di Siena. Visto che a fronte di un collasso di iscritti, i Dem sono stati capaci di presentare quattro candidati a segretario comunale, salvo poi affidarsi di nuovo a Massimo Roncucci. Il quale avrà i suoi grattacapi nel gestire veti incrociati e opinioni diverse su quasi tutto: fra chi vuole le primarie (il consigliere Luca Micheli), chi le vuole di partito, chi di coalizione (si, ma quale e con chi?), chi vorrebbe allargare ai civici (si, ma quali?).
Divisioni su quasi tutto, cosa che non aiuta nella caccia a un candidato “di lusso”, magari pescando in ateneo visto che la presidente dell’assemblea Dem aveva già in qualche modo lanciato Riccaboni e adesso si spiffera di un possibile Frati come scelta vincente.
Nel frattempo una decina di iscritti hanno lasciato per terra la tessera. Per approdare dove? Non è difficile capirlo, visto che alcuni hanno fondato l’associazione LogoSiena, che ha subito aderito al Terzo Polo Civico.
Nel mezzo fra destra e sinistra c’è infatti il Terzo Polo, al momento unione di ex alleati del Pd della prima ora (In campo, lista di Valentini) e della seconda (Per Siena di Piccini, alleata nel ballottaggio del 2018, poi perso), ex sostenitori di Massimo Sportelli candidato a sindaco e poi assessore di De Mossi (Sena Civitas) e diversi di vari schieramenti.
Il tentativo iniziale pareva lanciare la candidatura di Emanuele Montomoli, ma il professore, che una vita per l’appunto professionale ce l’ha, non sarebbe così convinto, perché al momento i numeri sarebbero risicati. A questo mondo guarderebbe il Pd o, almeno, parte di esso, perché anche su questo campo i Dem appaiono poco convinti di una linea, fra chi vorrebbe comunque mantenere il simbolo nella scheda e chi preferirebbe lasciarlo negli archivi, un po’ come fece Enrico letta alle suppletive.
Il terzo polo civico, al momento, è irremovibile: niente partiti, con o senza simbolo.
Si va dunque verso tre schieramenti e tre candidati più o meno “forti”?