Il presidente nazionale di Asso Intrattenimento: “Assurdo il ricorso al Tar”

“Una confusione incredibile, se va avanti così passeremo da oltre tremila aziende a trecento in pochissimo tempo, con tutto quello che ne consegue per quanto riguarda il tessuto sociale e il lavoro”. Luciano Zanchi Presidente Nazionale delle discoteche Asso Intrattenimento Confindustria, è intervenuto durante la puntata di ‘Si fa per scherza’, il format del mercoledì sera di Gazzetta di Siena, raccontando la situazione in cui versano i gestori della sale da ballo e discoteche, dopo lo stop imposto dal governo.

“Sono titolare di locali, qui so di cosa parlo – ha raccontato Zanchi – Il 13 agosto siamo stati convocati dal ministro per lo sviluppo economico Stefano Patuanelli che ci ha informato della possibile chiusura dei locali da ballo, ma ci ha anche detto che ci avrebbe dato dei ristorni e dei rimborsi. Andava a compimento il nostro lavoro, che durava da sei mesi, dall’inizio del lockdown“.

“Confcommercio e Confesercenti erano con noi – ha spiegato il rappresentante di Confindustria – alla fine con Patuanelli abbiamo sottoscritto un patto di non belligeranza con il ministro stesso che ci ha promesso una nuova convocazione entro pochi giorni. Abbiamo parlato di 420 milioni di euro su base annuale per le 3025 aziende con voce Ateco ‘sala da ballo’ presenti sul territorio. Oltre 100mila euro a testa, dunque, che sarebbero serviti alle aziende dopo uno stop di sei mesi. Risorse che sarebbero state utilizzare, tanto per fare qualche esempio, per pagare affitti, manutenzioni, siamo aziende complesse con costi molto alti, anche per i dipendenti. Da ricordare che dobbiamo garantire uno standard di sicurezza molto alto. Poi il giorno prima della convocazione, non tenendo fede all’accordo, il Silb di Confcommercio ha fatto ricorso al Tar: saputo di questo, il ministro ha ‘ribaltato il tavolo’ e ha detto che di rimborsi se ne sarebbe parlato più in là. Di fatto non comprendo quale sia stata la motivazione del presidente del Silb nel fare un’azione così scorretta nei confronti del governo e del resto delle associazioni. Il presidente ha detto di aver fatto questa scelta in base a ragioni che dice di rappresentare, ma ci sono almeno un 30 per cento di imprese che non sono iscritte a Confcommercio. Una via scorretta che non andava fatta, ci vuole buonsenso, se da imprenditore tratto e mi fermo un attimo per capire la situazione, colui che è dall’altra parte non può andare dal Tar”.

Tar del Lazio che ha poi respinto la richiesta e confermato la chiusura dei locali. “Sono convito che ci sia una confusione incredibile – ha aggiunto Luciano Zanchi – basta guardare ad altri locali, centri sociali e feste dell’Unità, tanto per fare alcuni esempi, che sono spazi aperti al pubblico, eppure hanno programmi che comprendono feste da ballo”.

“Le discoteche – ha spiegato ancora Zanchi – da dieci anni a questa parte sono gestite da eroi, parliamo di imprenditori che gestiscono attività in perdita cronica. Mi vengono in mente gli stop alle 1 per la vendita degli alcolici, e, in tempi recenti, l’Iva al 22 per cento, l’imposta sugli intrattenimenti, la Scf, la Siae. Siamo a un 35 per cento di prelievo immediato sugli incassi. Poi tutti i costi per i dipendenti e tutto il resto. Se hai la fortuna di guadagnare diecimila euro, poi c’è la tassa del 50 per cento. Chi non ha passione non può fare questo lavoro, è pieno di problematiche che nascono ogni giorno. Vorrei ricordare che diamo un luogo sicuro nel quale divertirsi: ricordo assembramenti nelle piazze e nei bar, con accoltellamenti vari, ricordo quello che è successo quando non ci siamo stati. I giovani si ritrovano ugualmente, anche senza discoteca. E così accadrà adesso”.

“L’ordinanza – ha detto Zanchi – dura fino alla prossima ordinanza, non è vero che dura fino al 7 settembre. Dimentichiamoci di aprire questo inverno. Fra scuole, banchi con le rotelle, monopattini, i politici avranno altro a cui pensare. prepariamoci a un lockdown lunghissimo, credo fino alla prossima primavera. Senza le risorse che ci avrebbero dovuto dare e che non arriveranno grazie a una ‘genialata’, perché magari ce ne daranno di più non lo so, arriveremo a tante chiusure: da tremila aziende passeremo a trecento in pochi mesi”.

“Ho vissuto questa situazione in prima linea (Zanchi è di Cremona, ndr) – ha detto ancora Zanchi – abbiamo ben compreso quali fossero le linee da seguire, molte famiglie hanno avuto un lutto, ho vissuto anche io questa situazione direttamente. Molti sono morti perché non sono stati curati, l’emergenza sanitaria è stata talmente pressante che ha di fatto impedito di curare tante persone. I giovani si sono comportati benissimo durante la chiusura. Sono molto più consapevoli di tanti anziani. Se si ritiene che le discoteche siano uno dei problemi di questa società, possiamo chiuderle, salvo un ristorno del governo, per tornare alla normalità in futuro, per ricreare anche quelle valvole di sfogo sociale necessarie e non pericolose. Altrimenti si creeranno rave party come c’è stato recentemente a Cremona: un rave che è durato quattro giorni con mille e cinquecento giovani, senza alcun controllo. Il problema sono le discoteche?”.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui