In alta quota cambia la percezione del dolore? E’ la domanda a cui cercheranno risposta i 22 italiani, uomini e donne tra i 20 e i 60 anni, che sono partiti un paio di giorni fa per la spedizione internazionale sull’Everest ‘Lobuje Peak-Pyramid: Exploration & Physiology 2022’. Tra di loro anche ricercatori di Siena oltre che la Professoressa Anna Maria Aloisi ordinaria di Fisiologia all’Università di Siena (Unisi) e direttrice dell’European Pain School (EPS) dell’Università di Siena
Ventidue sportivi non professionisti sfideranno i propri limiti inerpicandosi fino ai 5000 metri del Laboratorio Piramide del CNR a Lobuche, in Nepal.
Ad essere indagati sono tutti quei meccanismi di trasmissione dello stimolo doloroso e della percezione che cambia da persona a persona. Un gruppo di italiani lo scoprirà grazie ai ricercatori di 12 atenei (tra cui l’Università di Siena) e 7 centri di ricerca impegnati sull’Everest in una missione che durerà fino all’8 novembre.
Tra questi anche la Professoressa Anna Maria Aloisi che alcuni giorni fa ha parlato del suo lavoro e del suo impegno nella ricerca di diversi aspetti legati al dolore.
“Mi occupo da sempre di studiare il dolore che rientra come oggetto di studio- dichiara la professoressa dell’ateneo senese- anche in questo progetto ‘Lobuje Peak-Pyramid: Exploration & Physiology 2022’. Ho partecipato in passato, nel 2012, come membro scientifico in una precedente spedizione. Nella pregressa esperienza mi sono resa conto, seppur camminando molte ore al giorno, di non provare mai dolore. Una cosa che mi ha incuriosita moltissimo.
Da qui l’idea di partire di nuovo e approfondire questo aspetto. In generale sappiamo già che con l’altitudine c’è una diminuzione della sensibilità, così pure è vero che si riduce la fame e la sete. Credo ci sia un’influenza notevole dell’altitudine sulla soglia del dolore. Per questo, all’interno dei vari trial previsti dal progetto, faremo delle prime prove oggi a Kathmandu e forniremo ai 22 partecipanti dei questionari da compilare”.