La riflessione del Rettore dell’Opera Metropolitana di Siena, che, per la prima volta, ha presentato il bilancio sociale
“Siamo convinti che tutta la città sia consapevole dell’importanza dell’Opera del Duomo, ma che quasi nessuno ne conosca le modalità operative, strutturali, organizzative e di offerta. Ecco da dove nasce la scelta di presentare, per la prima volta, il bilancio sociale, per far partecipare anche il cittadino comune a quello che è il “dietro” la facciata del Duomo”.
Guido Pratesi, Rettore dell’Opera Metropolitana di Siena spiega così la decisione presa dal consiglio di aprirsi alla città, tra l’altro in un anno difficile quale è stato il 2020. “E’ stato proprio il doversi applicare per cercare di mantenere le quote di mercato di Siena – aggiunge – che c’ha stimolato a far sì che tutta la città fosse partecipe di questo bene e consapevole che riuscire a conservare i numeri di visitatori è un impegno collettivo che va al di là delle nostre forze, se non c’abbiamo un contesto che ci aiuta.
A proposito di numeri, le percentuali quest’anno sono un po’ in discesa. “Il calo che stiamo registrando – spiega Pratesi – forse è anche un po’ fisiologico, nel senso che l’anno passato abbiamo toccato il tetto del cento per cento dove nessuno in Italia è arrivato e quindi che ora ci si sia una flessione fa parte delle statistiche. Questo però non ci deve giustificare, un punto interrogativo ce lo dobbiamo porre e ci stiamo applicando per trovare correttivi utili, che però non possono essere solo di Opa, ma devono essere del sistema Siena.
Il Covid ha cambiato la tipologia del turista. Il turista post Covid, fatto di famiglie, di gruppi ristretti di parenti o amici, non vuole un’accoglienza limitata al tempo dedicato ad un determinato sito artistico, ma vuole un contesto. Ed è per questo che io sono convinto che la partita non si gioca in Opa, ma in tutta la città. Una città in cui i vari soggetti lavorino insieme per il benessere di chi viene a Siena”.
L’intervista del Rettore Guido Pratesi
