Prime indiscrezioni sul futuro di Mps: Mef starebbe lavorando su rischi legali e nuova “pulitura” del bilancio

Dopo l’incontro con i rappresentanti istituzionali del territorio, il Mef starebbe lavorando su più fronti per il futuro di Mps. Del resto il 19 gennaio si avvicina e in quella data il consiglio di amministrazione di Rocca Salimbeni dovrebbe far capire come si intende sottoscrivere l’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro previsto nel piano industriale approvato dalla stessa governance a dicembre. E il tesoro, essendo azionista di maggioranza, è impegnato nel confronto con la Bce affinché l’eventuale sottoscrizione di 1,5 miliardi di euro (il Mef rimane azionista di maggioranza con il 64 per cento) non sia un “aiuto di Stato” non recepito dalle normative europee.

L’aumento di capitale è comunque il primo step, poi ci dovrà essere il ricorso al mercato per l’uscita del Tesoro dal Montepaschi. Per questo però, serve rendere più “appetibile” Rocca Salimbeni anche di fronte a un’aggregazione. E per questo il Mef starebbe lavorando da una parte ai rischi legali, in primis alla richiesta di risarcimento da 3,8 miliardi di euro da parte della Fondazione Mps, azione partita su iniziativa del sindaco di Siena Luigi De Mossi. L’ipotesi – anche se nell’incontro di fine anno non si sarebbe parlato di questa opzione – sarebbe un accordo con Palazzo Sansedoni che prevederebbe un “rientro” della Fondazione nel capitale di Mps. Soluzione allo studio, però, perché è evidente che la Fondazione vuole provare a tutelarsi rispetto al futuro.

La seconda operazione su cui starebbe lavorando il Mef è un’ulteriore vendita da 3-6 miliardi di euro di impieghi da parte di Mps. Questa operazione potrebbe avere un doppio effetto: da un lato, unita al progetto Hydra, andrebbe ad azzerare lo stock di Non performing exposure del Monte dei Paschi; dall’altro, potrebbe far emergere la necessità di un aumento di capitale maggiore rispetto a quanto stimato ad oggi dal management dell’istituto senese.

Le mosse sul fronte delle cause legali e l’ulteriore pulizia di bilancio, se confermate, si andrebbero ad aggiungere ai passi fatti dal Mef (operazione Hydra, sostegno all’aumento di capitale) e dal Governo (trasformazione delle Dta in crediti fiscali in caso di aggregazioni) per preparare Mps all’M&A. Il Tesoro resta infatti intenzionato a dar seguito agli impegni assunti dalla Repubblica Italiana nei confronti dell’Unione Europea e realizzare un’operazione di mercato che identifichi un anchor investor e/o un partner bancario di adeguato standing, al fine di ripristinare e assicurare la competitività di Mps.

1 commento

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui