Inchiesta “Leonida” della Guardia di Finanza su smaltimento rifiuti, tra gli indagati anche due manager di Sei Toscana

Ci sono anche due manager di Sei Toscana, il dg Gianluca Paglia e il direttore tecnico Giuseppe Tabani, tra gli indagati nell’inchiesta della Guardia di Finanza sullo smaltimento rifiuti.

A dare notizia del coinvolgimento è la stessa Sei Toscana.

“In data 16 aprile, Sei Toscana ha ricevuto in sede gli operatori della Guardia di Finanza per attività connesse alle indagini condotte dal comando provinciale di Reggio Emilia che hanno portato all’emissione di un avviso di garanzia nei confronti di due manager dell’azienda”

Le fiamme gialle emiliane sono giunte a Siena, nella sede di via Simone Martini, e avrebbero svolto alcuni accertamenti. L’informazione di garanzia sarebbe quindi stata spiccata nei confronti delle due persone. 

“La società e le persone coinvolte, nella convinzione di aver sempre agito nel rispetto delle leggi, si sono immediatamente messe a disposizione degli organi investigativi e attendono con serenità la conclusione delle indagini, riponendo la massima fiducia nella magistratura. Sei Toscana ribadisce che la vicenda non interferisce sull’ordinarietà delle attività dell’azienda e, quindi, sulla qualità dei servizi erogati ai cittadini”.

Leonida

Un arresto, 14 indagati e 26 perquisizioni in diverse città d’Italia sono i risultati dell’indagine della Guardia di Finanza di Reggio Emilia. L0indagine riguarda presunte irregolarità nell’affidamento diretto di commesse pubbliche, in via esclusiva, all’azienda Ecologia Soluzioni Ambiente operante nel settore dello smaltimento dei rifiuti. L’operazione ‘Leonida’ è scattata all’alba di ieri, nelle province di Reggio Emilia, Parma, Verona, Brescia, Lucca, Livorno, Sassari, Roma e Siena. Su ordine della procura della Repubblica di Reggio Emilia, le Fiamme Gialle hanno dato esecuzione a cinque misure cautelari (un arresto e quattro interdizioni) di cui tre dirette a pubblici ufficiali. 

L’indagine ha scosso anche “l’Aid”, l’agenzia del ministero della Difesa che opera in vari campi legati alle forniture militari, tra cui la cosiddetta “demilitarizzazione”. Cioè lo smaltimento di bossoli di proiettili obsoleti e altri residuati bellici. Proprio a quest’ultima attività è deputato uno stabilimento di Noceto, in provincia di Parma. I vertici sono accusati di aver affidato ad un imprenditore di Reggio Emilia del settore dei rifiuti svariate commesse pubbliche, per un totale di 650.000 euro a partire dall’aprile del 2023 fino allo scorso gennaio. Gli affidamenti, secondo la Procura reggiana, sarebbero avvenuti in maniera diretta. Evitando con diversi stratagemmi le previste gare pubbliche. In cambio avrebbero ricevuto somme di denaro, buoni benzina, biglietti delle partite di calcio, oggetti di design, contratti di lavoro, festini con escort e soggiorni da favola in hotel e ville di lusso in Versilia e Sardegna.

Benefit che Enrico Benedetti, presidente dell’azienda Ecologia Soluzioni Ambiente (Esa) di Bibbiano, avrebbe – per l’accusa – elargito non solo alle figure apicali dell’agenzia militare, ma ad una serie di funzionari di società municipalizzate attive nel campo dei servizi ambientali sparse in nove province di tutta Italia. In tutto sono 14 le persone indagate. Per Benedetti, accusato di corruzione e sfruttamento della prostituzione, sono stati disposti gli arresti domiciliari. I graduati dell’Agenzia Industrie Difesa coinvolti sono invece il brigadiere generale Giulio Botto, ufficiale coordinatore delle unità produttive del munizionamento dello stabilimento di Noceto (che ha anche diretto dal 2015 fino all’aprile del 2020) e il colonnello dell’esercito Luca Corrieri, dal 2020 al settembre 2023 direttore dello stabilimento “ripristini e recupero” del munizionamento del sito parmense.

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