L’aggressione ad un agente da parte di un detenuto ha riaperto vecchie situazioni, per le quali si chiedono approfondimenti

Dopo l’aggressione subita da un agente della Polizia Penitenziaria alla Casa Circondariale di San Gimignano, da parte di un detenuto, si è mossa anche la componente sindacale, con delle dichiarazioni importanti, anche alla luce dei fatti pregressi avvenuti in questo carcere.

Il detenuto che avrebbe rotto il naso all’agente era stato già allontanato da struttura precedente per un fatto analogo.

“Cosa è diventato l’istituto di San Gimignano negli ultimi anni? lo chiede la segreteria dello FSA-CNPP, sindacato degli agenti – Abbiamo avuto ben 15 poliziotto penitenziari indagati, processati e condannati in primo grado, e tutt’ora sospesi con accuse di tortura nei confronti di un detenuto al quale sono stati prescritti giorni zero di prognosi. Siamo curiosi di sapere invece cosa accadrà al detenuto che, per futili motivi ha picchiato un agente, rompendo il setto nasale, con tanto di quaranta giorni di prognosi. Anche se temiamo di sapere la risposta”.

Dal 2019 a Ranza “è successo praticamente di tutto, ma soprattutto si è radicata la sensazione di impunità nella popolazione detenuta, rispetto alle leggi dello stato e rispetto al corpo di polizia penitenziaria che ha subìto costantemente un’opera di delegittimazione professionale, perpetrata da varie figure che hanno gravitato in un recente passato e che gravitano ancora oggi nell’Istituto Valdelsano”.

L’accusa del sindacato è dovuta anche ai ripetuti casi di “ritrovamento di telefoni cellulari e di sostanze stupefacenti nella disponibilità dei cosiddetti utenti”, fatti che in una struttura del genere non dovrebbero mai verificarsi.

Da qui l’auspicio: “chiediamo un intervento del Dap, con una ispezione dipartimentale per valutare e verificare quanto è accaduto e quanto accade nelle varie aree all’interno della Casa circondariale”. Questo perchè, anche in considerazione dei “colleghi sospesi di cui non si parla”, ci sono forse delle “condizioni ambientali che andrebbero approfondite con maggiore scrupolo”.

Paolo Moschi
Un etrusco con gli occhi puntati sulla Valdelsa. Aperto a tutto quanto si muove nelle città e nei paesi a nord di Siena, per raccontare la vitalità di terre antiche e orgogliose, ma anche dal cuore grande

1 commento

  1. Forse quelli cattivi non erano quelli della polizia penitenziaria . Il senso di impunità e la paura degli agenti di intervenire ed indagare , visti anche gli eventi che hanno coinvolto un’ispettore e l’ex comandante , hanno creato un’ambiente dove il detenuto si sente forte , perché sa che basta la sua parola per far indagare un’agente . Agli atti che vide indagati l’ispettore ed il comandante c’era una registrazione di un conversazione da il Direttore ed alcuni detenuti , come mai il contenuto di quella registrazione non è mai stato reso pubblico ?

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