Silvia Priscilla Bruni, vicepresidente dell’Associazione Topi Dalmata, racconta le mille sfaccettature di uno spettacolo che parla dei successi e dei fallimenti degli esseri umani

Oggi, domani e domenica al Teatro dei Rinnovati tornano in scena i Topi Dalmata con “The Brides International” il loro ultimo accattivante spettacolo. Nato da un’idea dalla presidente dell’Associazione Margherita Fusi e della vicepresidente Silvia Priscilla Bruni, che saranno entrambe sul palco in qualità di attrici, la rappresentazione fa ritorno nel suo luogo d’origine, Siena, dopo aver fatto un piccolo tour in giro per il mondo, partecipando anche al London International Mime Festival lo scorso gennaio. Opera di teatro visivo, Silvia Bruni ha raccontato ai nostri microfoni tutte le sue sfaccettature.

Come nasce The Brides International?

“Bisogna tornare a sette anni fa, quando alla Compagnia dei Topi Dalmata furono donati degli abiti da sposa. Abbiamo fatto delle ricerche sulla tematica e sul simbolo della sposa e abbiamo messo in scena uno spettacolo immersivo chiamato ‘Sì, lo voglio’ al Comune di Siena e al Santa Maria della Scala. A quel punto è nata l’esigenza di fare qualcosa di nuovo e abbiamo coinvolto David Glass, il nostro regista, specializzato il visual theater”.

Qual è la trama dello spettacolo?

“Parla di un gruppo di donne che sono in una stanza e aspettano uno sposo che non arriverà mai. Il tempo passa e loro trascorrono lì dentro tutte le stagioni, climatiche e della vita. Si affrontano così i fallimenti e i successi di tutti gli esseri umani dalla giovinezza fino alla vecchiaia. C’è anche la black bride, che rappresenta i punti cardine della vita, come la famiglia, la società o il patriarcato. Ci sono tanti significati dietro questa figura, ognuno ci vede quello che vuole. E’ interpretata da un uomo, Francois Testory”.

Nel cast ci sono molte attrici straniere, come mai questa scelta?

“E’ figlia dell’evoluzione del progetto. Siamo partiti da un collettivo tutto italiano, poi però è nata l’esigenza di portare The Brides in giro per il mondo. Ci piaceva l’idea della contaminazione, è stimolante affrontare il concetto della sposa in altre realtà. Il nostro è uno spettacolo con un collettivo internazionale ed è un progetto di workshop con i casting aperti pure agli uomini”.

Com’è andata l’esperienza Londra?

“E’ stata molto immersiva, forte, mi è piaciuta molto. I teatri a Londra sono sempre pieni, tutti i giorni. La gente si ferma anche dopo lo spettacolo e parla, fa un atto di critica. Non va solo a subire, ma è una parte attiva, ha voglia di dire qualcosa su quello che vede, è curioso. La vocazione internazionale è nata proprio dal bisogno di portare in giro le storie, pur mantenendo un progetto che è fortemente italiano per molti punti di vista”.

Quanto è diverso il mondo del teatro in Cina?

“La Cina è stata un’esperienza fortissima a livello emotivo, un altro mondo che però ha dei punti incredibili di vicinanza all’Italia. E’ una cultura dove le persone non si esprimono molto pubblicamente, quindi la dimensione intima della sposa è stata molto interessante da esplorare. Abbiamo lavorato molto sul potenziale delle donne nella comunità e sulla sfera privata. Comunque siamo state anche in Grecia e adesso abbiamo nuove mire verso Usa e Giappone”.

Perchè qualcuno dovrebbe venire a vedere The Brides International?

“Perchè non ci si addormenta. E’ molto vivace, pieno di vita. Si piange, si ride e si trovano tratti della vita di tutti i giorni e di tutte le età. Ci sono lacrime e risate, speranze e fallimenti, potremmo dire che è una vita in un’ora”.

Vincenzo Battaglia
Sono nato a Melito di Porto Salvo (RC) e mi sono diplomato al Liceo Classico di Reggio Calabria. Dopo la maturità, ovvero sia più di sei anni fa, mi sono trasferito a Siena, una città che ormai è più di una seconda casa. Qui ho conseguito una laurea triennale in Scienze Politiche e una magistrale in Scienze Internazionali e Diplomatiche. Da sempre appassionato alla scrittura, il mio proposito è quello di raccontare ciò che mi accade intorno in modo obiettivo.

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