La tesi del testimone William Villanova Correa, reo confesso e soggetto a cure psichiatriche

Un soggetto “fragile”, affetto da “protagonismo narcisistico”, reo confesso dell’omicidio di una giovane prostituta, Lucelly Molina Camargo, avvenuto il 3 marzo 2013 in via Vallerozzi e per il quale sta scontando una pena di venti anni nel carcere di Volterra. E’ William Villanova Correa, 27 anni, che sarebbe il “super testimone”, secondo quanto riportato da “Il Fatto quotidiano” e poi ripreso da alcuni quotidiani: un “falso scoop” rispetto a colui che saprebbe “chi ha ucciso David Rossi”.


Nel corso dell’indagine su “escort e festini”, poi archiviata dal gip Franca Maria Borzone, Villanova è stato ascoltato dagli inquirenti, ma sulle sue dichiarazioni non è stato ritrovato alcuni riscontro. Dalle carte risulta anche come Correa sia sottoposto a cure. “Il vaglio di attendibilità – dice fra le altre cose il Gip nell’archiviazione – dovrà essere fatto tenendo presente che egli è portatore di interessi propri”. Correa è stato sentito in una prima occasione il 26 gennaio 2019 dal pm Ludovici.
Correa ha riferito di aver annotato tutto su supporti informatici (un computer portatile a lui in uso presso il carcere di Volterra d un Ipad di proprietà del medesimo), supporti poi sequestrati dalla Procura di Siena e trasmessi alla Procura di Genova.

“L’analisi di tali supporti informatici – scrive il Gip – non ha evidenziato elementi utili”. Il Gip scrive anche che rispetto alla testimonianza “le dichiarazioni di Correa debbano essere doverosamente ridimensionate non apparendo credibile allorquando si riferisce indistintamente alla magistratura” anche se, ritiene il gip, “essendosi prostituito” il testimone ha “avuto probabile frequentazione” di alcuni ambienti.

“Tali dichiarazioni – scrive ancora il Gip – presentano comunque una nota di narcisistico protagonismo, che vi è pure traccia nelle dichiarazioni della sua educatrice presso il carcere di Volterra che ha avuto modo di seguire Correa nella sua detenzione e raccoglierne le confidenze”. L’educatrice cita alcune frasi dell’uomo: “Mi dicono che sono diventato un vip” riferendole di aver appreso dalla madre che si parlava di lui nel corso di una trasmissione televisiva. “Il ragazzo – si legge nelle carte – era supportato farmacologicamente dal presidio psichiatrico, era molto fragile”. “Certamente egli è credibile – afferma il Gip – quando parla della propria omosessualità e del fatto che si prostituiva”.


William Correa è dunque colui che ha riportato, su Rossi: “Lo ha ucciso un uomo albanese che vive a Milano insieme a due complici. Il movente del delitto sono fatti di cui era a conoscenza riguardanti lo Ior (la banca vaticana, ndr). Sapeva di festini a base di cocaina, con politici e magistrati, vi aveva partecipato, erano presenti ragazze minorenni provenienti dalla Romania. In una di queste occasioni, sull’Argentario, fu picchiato perché non aveva portato alcuni documenti”.

Correa si rifiuta davanti agli inquirenti di approfondire e fare nomi e cognomi.

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