Il gup Ilaria Cornetti: “Volontà di non avere un rapporto ripetuta inequivocabilmente, la ragazza trattata come un oggetto”

“La (vittima) manifestò la propria volontà di voler avere un rapporto sessuale solo con Manolo e di non volerne uno di gruppo con i quattro ragazzi, volontà espressa in modo ripetuto e inequivocabile“. Con queste parole il gup del Tribunale di Siena Ilaria Cornetti ha motivato sentenza di condanna a sei anni di carcere per Manolo Portanova per stupro di gruppo. Stessa condanna toccata anche lo zio di Portanova, Alessio Langella, mentre il terzo imputato, Alessandro Cappiello, non ha scelto il rito abbreviato e il quarto, all’epoca minorenne, ha iniziato da poco il processo.

“Il suo dissenso è stato sin da subito – si legge -, e per tutta la durata del rapporto sessuale di gruppo, evidente e manifesta, anche così è raggiunta la prova della responsabilità penale degli imputati. Affermò di non voler rapporti di gruppo con i quattro ragazzi dall’inizio alla fine del rapporto sessuale di gruppo, e lo ha fatto sia con Manolo (con cui era già stata chiarissima le settimane precedenti) che con William, Alessio ed Alessandro”.

La ragazza inizialmente ha chiesto di rimanere sola con Manolo ma “gli altri sono entrati nella stanza, prima uno, poi gli altri due, quindi lei si è bloccata, ha cercato di capire cosa stesse succedendo, ha chiesto e ha chiesto ancora che se ne andassero via ma è stata abusata e bloccata con le braccia“. La vittima ha cercato di ribellarsi e “ha colpito Manolo sulla pancia” ma poi “ha rinunciato a reagire e passivamente, come un automa, ha fatto quello che le è stato chiesto di fare ed ha subito quanto i quattro ragazzi hanno posto in essere”.

“Il fatto ha visto coinvolgimento di quattro persone, tra cui un minore, è durato tra i 40 e i 60 minuti, i rapporti sessuali sono stati ripetuti e in alcuni momenti contemporanei, la ragazza è stata colpita con schiaffi, ha riportato lesioni in termini di malattia organica e psichica”. Durante la violenza le è stata negata la possibilità di bere un bicchiere d’acqua e di chiamare un’amica e lo stupro di gruppo “ha avuto termine verosimilmente per le proteste di un’altra ragazza nella casa e per l’ingresso di un altro giovane nella stanza”.

Dalla documentazione medica emerge che la ragazza dopo la stupro ha subito un ritorno di un disturbo del comportamento alimentare che era stato superato in anni precedenti ma la cui “sintomatologia – scrive il giudice – presentata dopo la violenza subita, compreso il riacutizzarsi del disturbo, è da correlarsi per natura ed intensità esclusivamente alla stessa”

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