Arriva la ricerca dell’Università di Padova: non esiste una distanza di sicurezza universale ma ecco il modello di quantificazione del rischio
Non è possibile stabilire una misura di sicurezza universale ma le mascherine Ffp2 sono un eccellente strumento per la nostra protezione. Ad evidenziarlo sono i risultati ottenuti dal gruppo di ricerca di Francesco Picano, del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova e pubblicati sul Journal of the Royal Society Interface.
Gli studiosi tra cui Federico Dalla Barba e Jietuo Wang, hanno lavorato in collaborazione con Aldredo Soldati e Alessio Roccon, del Politecnico di Vienna e dell’Università di Udine, e Gaetano Sardina della svedese Chalmers University of Technology. Hanno così realizzato un modello di quantificazione del rischio di contagio da Covid-19 in funzione della distanza interpersonale, delle condizioni ambientali di temperatura e umidità e del tipo di evento respiratorio considerato (parlare, tossire o starnutire) con o senza l’utilizzo di mascherine.
Le stime rilevate dal modello confermano le recenti evidenze sperimentali: senza la mascherina le goccioline di saliva, emesse da una persona positiva al Covid che sta parlando, possono raggiungere la distanza di poco più di un metro, mentre starnutendo arrivano fino a 7 metri in condizioni di elevata umidità. Ma, stando agli autori della ricerca, non esiste una distanza di sicurezza universale. Considerando un colpo di tosse (con media carica virale) si ha un alto rischio di contagio entro i 2 metri in condizioni di umidità media, mentre diventano 3 in presenza di alta umidità, sempre senza mascherina. Testato però anche il modello per quantificare come i dispositivi di protezione individuale abbattano il rischio di contagio: la mascherina chirurgica, la Ffp2, si dimostra essere un eccellente strumento di protezione, riduce infatti il rischio già a brevi distanze (circa 1m), a prescindere dalle condizioni ambientali o dall’evento respiratorio considerato.
