In un’attenta analisi Federfuni Italia mostra le proposte per la distribuzione equa dei sostegni, ignorate fino ad oggi dall’Assessore regionale Marras

Gli impianti amiatini, chiusi ormai da due anni, dichiarano di non poter più sostenere la criticità economica che si è venuta a determinare. Le società che gestiscono le risalite dell’Amiata potrebbero non essere in grado di riaprire per il prossimo inverno, tante le difficoltà e l’esposizione bancaria che non è più sostenibile.

Se non ci sarà un concreto e sostanziale aiuto dovremo essere costretti a scelte drammatiche quali la chiusura con la messa in liquidazioni – fanno sapere dalla Società Impianti Sportivi Appenninici Amiata –. Lo Stato centrale non può previlegiare le grandi stazioni con i grandi incassi e penalizzare sempre i più piccoli. Le stazioni dell’appennino danno lavoro a migliaia di persone e sarebbe pressoché iniqua ed ingiusta una ripartizione di risorse su base lobbistica e prettamente numerica”.

A schierarsi in difesa dell’appennino e delle piccole Stazioni sciistiche che su esso insistono, è Federfuni Italia, che ha analizzato con cifre, numeri e destinazioni il Decreto Sostegni Montagna Italiana che fin dalla sua divulgazione pare non esser stato chiaramente leggibile – e comprensibile – neanche agli addetti ai lavori.

Federfuni Toscana chiede alla Regione di sostenere con forza e determinazione le rivendicazioni economiche della Montagna Toscana rispetto ad una ripartizione, provvisoria, delle risorse destinate alla Montagna Italiana.

“I Sindaci e le Amministrazioni Comunali sono già al fianco della nostra categoria e delle aziende montane”, sottolinea Federfuni rilevando il mancato interesse della stessa Regione alle motivazioni portate a sostegno di queste considerazioni.

L’Amministrazione Regionale non ha aperto un dialogo con l’Associazione neanche in merito alla richiesta di apertura degli impianti durante la stagione invernale, motivo per cui Federfuni chiede “un cambio di passo, un confronto diretto ed unilaterale essendo l’unica Associazione che sta sostenendo, insieme a forze parlamentari di Governo e di Opposizione, un deciso cambio di criteri di ripartizione dei 700 milioni di euro messi a disposizione dal Governo con un provvedimento storico quasi epocale per l’importo e per la destinazione specifica ad un territorio spesso ignorato”.

L’Associazione chiede una modifica sostanziale che porti alla Toscana, alle Regioni appenniniche ed alle Regioni a statuto ordinario, i fondi necessari per indennizzare adeguatamente le società degli impianti, le aziende dell’indotto ed i Maestri di sci che svolgono la loro attività in questi territori.

“Dobbiamo passare da 3/4 Milioni di euro sui 700 previsti ad un importo che rappresenti oltre 30 milioni di Euro in modo che si possa dare una svolta all’economia della montagna ormai rivolta verso un inevitabile fallimento – aggiunge Federfuni –. Con queste risorse, e parliamo quindi di decine di migliaia di euro per ogni attività, anche l’intero tessuto economico fatto di piccole aziende potrebbe trovare una giusta ed equa risposta con indennizzi che a causa dei precedenti criteri (confronto tra mese di Aprile 2020 e Aprile 2019) non sono mai praticamente arrivati alle aziende di montagna”.

Le considerazioni di Federfuni Italia sono state rese tangibili dalle proposte puntuali, con numeri dettagliati, alla riunione della Commissione aree interne, per avviare un processo di condivisione con la Giunta regionale e con il Consiglio regionale della Toscana. Utilizzando l’audizione concessa giovedì 25 marzo, l’Associazione sperava di portare all’attenzione dell’Assessore Marras le proprie idee, ma a causa di un impegno istituzionale l’Assessore non ha potuto ascoltare la relazione proposta da Federfuni.

Ci aspettavamo, vista l’importanza delle argomentazioni che abbiamo portato e dei conseguenti impatti che avrebbero sulla portata delle risorse che la Toscana potrebbe ottenere dal Governo a seguito di una equa ripartizione dei fondi concessi alla montagna all’interno del Decreto Sostegni ed in particolare dell’Art. 2, una convocazione straordinaria da parte dell’Assessore per ascoltare direttamente la nostra relazione ed i numeri a supporto che potevano essergli utili nel corso del dibattito all’interno della Conferenza delle Regioni”.

Durante il periodo invernale, l’Associazione non è mai riuscita a creare un collegamento che potesse essere utile per sostenere con determinazione la necessità dell’apertura degli impianti più volte avanzata. Anche in questo caso Federfuni denuncia il rischio di essere lasciati da soli, viste le continue perplessità espresse da altri.

“Comunque crediamo che sia utile per l’economia della nostra montagna evidenziare quali sono i motivi per cui crediamo fermamente che i criteri adottati, speriamo in via provvisoria, dal Governo per la ripartizione dei fondi siano fortemente iniqui e penalizzanti per le regioni a Statuto Ordinario ed in modo particolare per l’Appennino” ha aggiunto l’Associazione.

Fedefuni ha sottolineato, in separata sede, la necessità per la filiera della Montagna di portare risorse da distribuire ad aziende che rischiano il fallimento, a comunità che rischiano il tracollo economico-sociale e a un territorio che si avvia verso lo spopolamento.

“Tutto questo in completa armonia e condivisione con le Amministrazioni comunali che devono anch’esse confrontarsi con questa realtà – precisa l’Associazione –. Continueremo come abbiamo fatto in questi giorni a confrontarsi con le Istituzioni nazionali e con i Gruppi parlamentari che hanno dimostrato in questi mesi ed in questa ultima settimana di condividere le nostre preoccupazioni e le nostre rivendicazioni ringraziando fin da subito coloro che si stanno impegnando per dare le giuste motivazioni al Governo, ed in particolare ai Ministri Garavaglia e Gelmini, che ringraziamo per aver messo a disposizione un provvedimento epocale per le Montagne Italiane”.

Quello che si appresta a percorrere è un sentiero pieno di difficoltà, che Federfuni avrebbe preferito percorrere insieme ad altri, ma non è più possibile interromperlo per il senso di responsabilità nei confronti delle aziende dei territori ordinari, dei dipendenti che hanno dovuto subire le ripercussioni economiche di una pandemia che ha sconvolto il vivere comune.

Siamo fiduciosi in una immediata presa di coscienza di quanto abbiamo rappresentato da parte del Presidente Giani e dell’Assessore al turismo Marras in modo che possano avere in mano numeri e dati del nostro settore che gli consentano di condividere insieme a noi un dibattito che potrebbe essere veramente importante per l’economia di tutta la Montagna Toscana” ha nuovamente evidenziato in conclusione l’Associazione.

Decreto Sostegni Montagna Italiana: l’analisi di Federfuni

Il criterio scelto per la suddivisione dei fondi attualmente operativo è il numero delle presenze turistiche certificate che naturalmente premia quei territori che hanno un numero maggiore di alberghi e quindi nello specifico il Trentino Alto Adige che nel panorama Italiano fa più pernottamenti dell’intera Toscana e anche dell’intera Emilia Romagna nonostante siano due regioni che possono offrire attrazioni turistiche differenziate ( Versilia, Riviera Romagnola Isola d’Elba e costa della Bassa Toscana, Campagna, Città d’Arte, Enogastronomia ecc. ).

Già questo dato può far comprendere come sia un criterio difficilmente equo e infatti per le presenze nelle località montane le regioni o province autonome possono raggiungere anche l’80% mentre la Toscana rappresenta lo 0,40% e l’Emilia lo 0,60%. Come primo calcolo visto il mancato riferimento puntuale alla stagione invernale, è fatto sulle presenze annuali.

Se anche come qualcuno prospetta, tra questi Anef, il criterio dovesse essere il fatturato le Regioni e Province autonome avrebbero lo stesso una percentuale di circa il 65% mentre la Toscana avrebbe circa lo 0,70 e l’Emilia lo 0,90%. Anche questo sarebbe un dato penalizzante per le nostre stazioni sciistiche nel suo complesso perché i benefici di questo fondo avrebbero una ricaduta importante anche per le attività che vendono Beni e Servizi al Pubblico ed i Maestri di Sci.

Ad oggi la Toscana, quindi, avrebbe un contributo dallo Stato da ripartire tra le stazioni sciistiche di 2.800.000,00€ circa sulle presenze con ricadute secondo lo schema attuale di 1.960.000,00€ sugli impianti e di 840.000,00€ sulle attività dell’indotto e i Maestri di Sci, se la ripartizione fosse invece sul fatturato il contributo totale potrebbe salire a 4.900.000,00 di cui 3.430.000,00€ agli impianti e 1.470.000,00€ per le attività e i maestri di sci. Numeri senz’altro importanti ma non sufficienti a indennizzare 2 stagioni condizionate dall’effetto pandemia, al contrario delle regioni del Nord che hanno avuto nel 2019/2020 la loro stagione migliore.

Noi, invece, crediamo che tale ripartizione possa portare in Toscana una cifra vicina ai 30 milioni di euro con 21 milioni per sostenere e rilanciare il settore degli impianti a fune e 9 milioni di euro per le altre attività ed i maestri di Sci. Intervento di natura straordinaria e quindi sul quale è necessario che vi sia un confronto determinato tra le diverse istituzioni a livello nazionale.

Quindi, di fronte alla possibilità, con questi numeri alla mano e con la considerazione che già nel 1999 lo Stato aveva emanato una Legge, la 140/99 Art. 8, che considerava meritevoli di un forte sostegno le società impiantistiche esercenti la loro attività nelle Regioni Ordinarie, crediamo che le nostre parole ed i numeri che avevamo illustrato potessero avere maggiore considerazione. Abbiamo chiesto in quella sede di sostenere Federfuni Italia in questa rivendicazione, visto che Anef stava seguendo un’altra strada, affinché la Toscana, e attraverso una alleanza con le altre regioni appenniniche, anche tutte le stazioni ricadenti su questa catena montuosa, potessero avere maggiori risorse a loro disposizione per arginare una pericolosa deriva che sta avvicinando la filiera economica del nostro settore verso una crisi irreversibile.

Evidentemente neanche le parole dei Sindaci di Abetone, Abbadia San salvatore, Careggine e Castiglione Garfagnana e gli interventi dei componenti la Commissione Ceccarelli Vincenzo, capogruppo del PD in Consiglio Regionale, Mario Puppa Consigliere del PD, Silvia Noferi del Movimento 5 Stelle, Luciana Bartolini della Lega, Capecchi Alessandro e Diego Petrucci di Fratelli D’Italia che hanno condiviso le nostre preoccupazioni e le nostre rivendicazioni, hanno convinto il Presidente Niccolai e l’Assessore Marras ad un ulteriore  confronto, visto che i tempi sono brevissimi, con la nostra Associazione che ha portato numeri ed idee a sostegno di una maggiore consistenza di milioni di euro da distribuire tra la filiera economica della Montagna Toscana come indennizzo per le due stagioni perse. Fondi nazionali che potrebbero contribuire insieme ad una piccola parte degli ulteriori 8.600.000,00€ arrivati sempre dal Governo in Toscana, fonte di una ripartizione a cui non hanno partecipato le Regioni e province autonome, e che quindi non avrebbe ulteriormente aggravato il Bilancio e le risorse dirette della Regione.

Francesca Bonelli Grisostomi
Scrivere sempre, scrivere nonostante, scrivere e basta. ᴄ̴ᴏ̴ɢ̴ɪ̴ᴛ̴ᴏ̴ sᴄʀɪʙᴏ ᴇʀɢᴏ sᴜᴍ

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