Il presidente di Confagricoltura Toscana Marco Neri: “La dura convivenza con la fauna selvatica, con preciso richiamo agli ungulati, è divenuto uno dei principali problemi del settore agricolo“.

“Ormai da tempo attendiamo che si apra la discussione sul piano faunistico venatorio regionale. E’ uno strumento fondamentale per la programmazione faunistica, la base di ogni azione gestionale: l’attuale è in proroga da diversi anni e inoltre teneva conto anche dei piani faunistici provinciali – così si è espresso Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana -. Dunque ci sono anche delle zone d’ombra nell’attuale pianificazione, che rientra in una normativa passata: la gestione faunistica è molto complessa, dal momento che la legge 157/92 ormai non è più aderente alla realtà. Nel frattempo la fauna ha subito moltissime evoluzioni: la normativa non può essere statica ma adeguata ed efficace alle necessità dell’ambiente, del territorio ed anche delle aziende agricole. L’appello è quello di avere norme incisive, rispettose, che possano consentire alle aziende di poter operare tranquillamente come tutte le altre imprese del comparto produttivo”.

Neri ha sottolineato che “la dura convivenza con la fauna selvatica, con preciso richiamo agli ungulati, è divenuto uno dei principali problemi del settore agricolo. L’agricoltore non ha capacità alcuna di intervenire efficacemente sui problemi che sorgono: tutelare le produzioni non è cosa facile, ci sono situazioni dove i danni superano il 60% delle produzioni e ad oggi possiamo solo con le recinzioni e con le operazioni di contenimento. Proprio la soluzione delle recinzioni non si sposa con i nostri paesaggi, rinomati ed invidiati dal mondo intero”.

“In questi giorni – ha concluso il presidente di Confagricoltura Toscana – stiamo discutendo il regolamento 48r: poter ragionare sulle basi poteva essere più produttivo, ma quello che conta è avere comunque strumenti efficaci. La fauna, è patrimonio indisponibile dello Stato, e pertanto non possono essere certamente gli agricoltori a pagarne le spese per gestioni poco efficienti: non crediamo possa essere accettabile danneggiare le economie l’ambiente ed il territorio per una presenza, una densità altissima degli ungulati, inferiore, in Europa, solo all’Austria”.

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