Dall’unione di arte e d’intenti nasce “Anèys”, il progetto di Stefano Fantini e Alessandro Pagni in sedici cartoline senza un destinatario

Parole e immagini, luci e ombre. Nato dal dialogo tra l’arte fotografica di Stefano Fantini e le capacità narrative di Alessandro Pagni, “Anèys” è un progetto che, nella sua forma finale, indossa le vesti di un racconto dove reale e irreale si intrecciano e convivono.

C’è Siena negli scatti di Stefano Fantini, una Siena inedita osservata con sguardo peculiare. E ci sono i pensieri di Alessandro Pagni ad accompagnare ogni fotografia realizzata in bianco e nero. “Anèys” è uno scrigno: è una scatola grigia come la pietra serena, tenuta insieme da strisce di carta color tufo con all’interno 16 cartoline senza un destinatario. Niente cap o francobolli, ma una serie fotografica che incontra una parola scritta fatta di riflessioni e considerazioni destinate a tornare al mittente.

“Quelle raccolte in ‘Anèys’ – ha raccontato Stefano Fantini – sono foto che ho scattato durante gli anni, dal 2007 al 2019. Non sono nate, quindi, con l’obiettivo di diventare un progetto specifico ma sono, semmai, creazioni prodotte per una sorta di bisogno personale di fare fotografia. L’utilizzo del bianco e nero, invece – ha continuato Fantini – si spiega con la mia necessità di raccontare Siena nei suoi lati di ombra, un’ombra intima, interna”.

“Anèys” è un lavoro interiore e, come ogni interiorità, si caratterizza per l’alternanza di luci e ombre: nella serie fotografica del progetto, infatti, i riconoscibili simboli della città, luoghi specifici e ben identificabili, diventano per la prima volta teatri solitari e surreali. Nelle fotografie sul fronte di ogni cartolina, il nero delle ombre è un buio impenetrabile, pieno, si alterna a luci fortissime e abbaglianti. Il silenzio e la meraviglia ritrovabili nel quotidiano diventano, in “Anèys”, spazi che regalano un impressionante e singolare senso di altrove.

Aneys è un flusso, un viaggio inconscio che non si arresta al potere delle immagini: i testi di Alessandro Pagni, fissi sul retro di ogni cartoncino, fanno della scrittura un ricamo estetico.

“La serie – ha detto Alessandro Pagni – nasce dal pretesto di inventare ‘una città invisibile’ mai raccontata da Marco Polo al cospetto di Kublai Kan, imperatore dei Tartari, nel capolavoro firmato da Italio Calvino. Volevamo far vedere il negativo, da intendersi in senso squisitamente fotografico, della città di Siena: come se fosse, così come indicato nel sottotitolo, una città ribaltata. Si spiegano così i ritratti della città desolata, vuota, animata solo da poche figure illuminate sotto una luce impietosa”.

“I testi sul retro delle cartoline – ha continuato Pagni – anche se apparentemente scollegati, seguono tre differenti filoni: il primo ha tratti spiccatamente autobiografici, il secondo segue dei giochi post modernisti che riprendono definizioni da dizionari o sinonimi; l’ultimo filone, invece, è quello nel quale immedesimandomi nelle altre persone, mi sono immagino i pensieri di coloro che vagano per la città. Nel testi di “Anèys” – ha detto Pagni – i racconti si alternano alle riflessioni che, in certi momenti, danno voce alle paure. Volevo che i miei scritti dialogassero con le immagini all’insegna di racconto formato proprio da questa interazione, senza andare alla ricerca di una narrazione lineare“.

“Anèys, ad oggi – ha concluso sorridendo Alessandro Pagni – sembra un progetto fatto apposta per raccontare il nostro quotidiano fatto di pandemia, isolamento e lockdown. In realtà il progetto ha forse dietro delle motivazioni più metafisiche: ‘Anèys’ è un posto interiore e foto di Stefano Fantini mi hanno portato a immaginare uno spazio riflessivo dove ognuno guarda dentro di sé. Quindi – ha concluso Pagni – l’interazione con l’aspetto odierno è puramente casuale anche se, oggi, non possiamo fare a meno di immaginarci un legame”.

Il box “Anèys, la città rovesciata” è disponibile presso la Galleria Lombardi Arte e la Libreria Senese.

Alcune immagini di “Anèys, la città rovesciata” – Fotografie di Stefano Fantini, testi di Alessandro Pagni

Le parole del fotografo Stefano Fantini e dello scrittore Alessandro Pagni

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