Un mese fa Mattia Corti, alla Mens Sana, ha battuto il record di un olandese. “La gente pensa sia diventano ricco”. Da anni insegna parkour, “una filosofia più che uno sport, aiuta a superare paure e ostacoli. Sono favorevole a un suo ingresso alle Olimpiadi

C’è uno sportivo senese che è appena entrato nel Guinnes World Record, il famoso libro che ogni anno, dal 1955, raccoglie tutti i primati del mondo. Si chiama Mattia Corti, insegna parkour alla Mens Sana e un mese fa ha piazzato un salto mortale di lato su una piattaforma alta 1,07 metri. “L’idea di centrare un record ce l’avevo sin da piccolo, ma non sapevo come realizzarlo”, spiega Corti a “Al Bar dello Sport”. “Un giorno un amico, vedendomi saltare su una piattaforma elevata, mi ha detto: però, vai molto alto! Sicuro che non esista un record? Siamo andati a cercare, e c’era un olandese che aveva saltato un metro. Io invece raggiungevo i 90 centimetri, non ero proprio vicino. Però ho parlato con la sezione della Mens Sana e abbiamo fatto un piano di allenamento per raggiungerlo”.

Sei mesi dopo ce l’ho fatta, migliorandolo addirittura di sette centimetri. “So che può essere battuto di nuovo, ma ho ancora dei margini per migliorarmi – spiega Corti – mi sono tenuto basso anche perché per fare il record ti viene data una sola occasione. Se avessi sbagliato, avrei dovuto fare un’altra richiesta e aspettare tre mesi, visti i tempi di attesa molto lunghi”.

Ma come funziona l’iter per tentare l’ingresso nel Guinness World Record? “Ci sono due opzioni: o inviti la giuria, ma è un costo elevato, oppure fai da te. In quel caso però devi avere delle autorità riconosciute dalla Guinness. Ho contattato un geometra per la misurazione, un commercialista che leggesse le regole e monitorasse la situazione e un personal trainer con esperienza nel parkour che dichiarasse che il salto era nel modo corretto”.

Via un luogo comune: entrare nel Guinnes dei primati non porta nulla a livello economico. “In molti nelle scorse settimane, saputa della notizia mi hanno detto: ah, allora sei diventato ricco? In realtà è solo una soddisfazione personale. Se ho in mente qualcos’altro? Nulla vieta che in futuro provi a battere qualche altro record, ma adesso voglio dovermi un periodo di tranquillità”.

Il parkour è uno sport urbano di derivazione militare che nasce nelle banlieue francesi: deriva da “parcours”, perché consiste nel muoversi lungo un percorso in maniera agile, veloce ed efficace sfruttando l’ambiente circostante. “L’uomo ha sempre avuto l’istinto di sopravvivere, di arrampicarsi, di correre, di sfruttare gli ostacoli all’inizio per scappare dai predatori e poi per la caccia. Il parkour nasce con la Seconda Guerra Mondiale, ma è esploso con l’arrivo di YouTube. Anche se i media hanno fatto molta cattiva pubblicità, associandolo a persone che fanno cose estreme – sottolinea Mattia – in realtà più che sport è una filosofia che insegna a superare gli ostacoli, le proprie paure e i propri limiti. Io stesso soffrivo di vergini, ma poi il parkour mi ha consentito di razionalizzare. Se quell’acrobazia la so fare, perché l’ho fatta 1.000 volte prima, non devo averne paura. Mi son fatto più male in cinque anni di calcio che a parkour. Poi, non avendo regole, è altamente personalizzabile. Insegno sia a un bambino di 5 anni che a un uomo di 50”.

Corti pratica parkour da più di dieci anni. “Ho iniziato in strada, San Miniato è stata la mia culla perché presenta questa architettura un po’ urbana. Poi ho cominciato anche ad andare in palestra, perché consente di rompere il ghiaccio, di accorciare i tempi di apprendimento. Insegno la sera alla palestra Monaco della Mens Sana, per chi non può in quell’orario (dalle 20 alle 22) è possibile fare degli allenamenti outdoor. Mi trovate su Instagram”.

Tra l’altro il parkour è stato vicino ad un ingresso alle Olimpiadi, sulla falsa riga di altre discipline di strada (lo skateboard entrato a Tokyo e la breakdance che arriverà a Parigi 2024), ma i puristi hanno frenato la volontà delle federazioni di ginnastica. “Io invece sono a favore – conclude Mattia Corti – sarebbe di grande aiuto. Gli darebbe quella esposizione che non ha mai ricevuto dai media. Si parla di esporre una disciplina che può portare molti benefici. A me ha insegnato ad affrontare le paure, a risolvere problemi. Quando salti da un tetto a un altro, le persone che vedono il video pensano che ci sia solo quel salto. In realtà c’è la preparazione, c’è la verifica della sicurezza, ci sono centinaia di salti a terra. La parte mentale conta al 90%, davanti a uno strapiombo devi convincerti che lo sai fare quel salto”.

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