“Negli ultimi dodici mesi il nostro fatturato è stato vicino allo zero. Non ci sentiamo abbandonati, ma i cinema sono posti sicuri, non causano molti contagi. Riapertura a maggio? Non serve a niente, meglio aprire in estate”
In attesa di regole certe per la riapertura, ormai da un anno gli appassionati del grande schermo non possono godersi un film in sala, è ovviamente una delle tante conseguenze della pandemia. Qualcuno potrebbe dire che si tratta di un problema di minore importanza rispetto a tutte le tragedie a cui abbiamo assistito nell’ultimo anno. Tuttavia, proprio come nel caso dei ristoranti o delle palestre, la chiusura dei cinema ha tolto a migliaia di persone la possibilità di svolgere il loro lavoro. Un’intera categoria ha subito, nel giro di un anno, dei danni economici spaventosi e ancora adesso non sa bene quando e come potrà ripartire.
“Il 2020 è stato un anno orribile per il cinema – racconta Auro Pasqualini, presidente di Nuova Immagine, la società che gestisce il cinema Pendola -. Come per tutte le attività, sono state decimate le entrate, il fatturato è stato vicino allo zero. Se si escludono i primi due mesi del 2020 e l’estate, ormai è praticamente da ottobre che siamo chiusi. Quindi ovviamente abbiamo a che fare con moltissime difficoltà, comuni a tutte le altre aziende che non hanno potuto aprire in questi ultimi tempi”.
L’unica consolazione, in un vero è proprio anno da incubo, è stata la stagione estiva: “L’estate per la nostra azienda va sempre abbastanza bene – continua Pasqualini – e anche quest’anno, con la pandemia, abbiamo avuto uno dei migliori risultati della Toscana. Ovviamente rispetto al 2019 c’è stato un calo, ma si è trattato comunque di un risultato confortante, ha funzionato”.
Purtroppo anche l’erogazione dei ristori non è sempre stata continua, anche se comunque un sostegno c’è stato: “Nella prima parte della crisi ci sono stati dei ristori più consistenti di ora – spiega Pasqualini -. La nostra associazione di categoria, l’Anec Toscana, ha lavorato molto bene, ha avuto un continuo rapporto con il Mibac. Prima i ristori arrivavano abbastanza ravvicinati nel tempo, ora si sono un po’ rallentati. In ogni caso abbiamo usufruito di altri ammortizzatori sociali, come ad esempio la cassa integrazione“
Ciò che colpisce è che spesso le chiusure dei cinema sono avvenute nell’indifferenza generale e senza troppe comunicazioni da parte delle istituzioni: “Non ci siamo sentiti abbandonati – dice Pasqualini – ci sono state delle differenziazioni di trattamenti per le varie categorie. Ma il cinema non era responsabile di tanti casi di contagio, anzi era tra i posti più sicuri perché, con il distanziamento e le mascherine non è che ci fossero molti pericoli. Però la normativa era quella e noi dobbiamo attenerci ai protocolli, c’è un comitato scientifico che decide in base agli indici di contagio. Certo, si poteva fare meglio, si poteva fare un discorso diverso, l’importante però è riaprire in sicurezza, in piena pandemia non aveva senso”.
Quali sono però a questo punto le prospettive per i prossimi mesi? “Adesso c’è un po’ da preoccuparsi – continua Pasqualini – perché se si riapre tutto c’è il rischio che si ritorni in breve alla situazione precedente, un po’ com’è successo alla Sardegna. Per cui credo che sia meglio andare direttamente alla fase estiva, a maggio non credo che si otterranno grandi risultati, visto che la gente non va al cinema da un anno. La riapertura è solo uno slogan, farla adesso è una cosa un po’ improvvisata. Il cinema ha tutta un’economia dietro, ci sono piani organizzativi da fare, la distribuzione è povera di film, cerchiamo di chiarire meglio le idee e puntare sulla stagione estiva”.