File agli uffici e qualche ostacolo di troppo: quando lo smart working diventa un problema
Due parole magiche: “smart working”. Sono state usate spesso durante il lock down, durante il periodo di “zona rossa”, in cui le disposizioni governative impedivano a chiunque di uscire di casa, per evitare che il Coronavirus si propagasse a si creassero problemi insormontabili per le terapie intensive. Provvedimenti che, soprattutto nel territorio senese rispetto ad altre parti d’Italia, hanno portato a un contenimento dei contagi e dell’emergenza sanitaria. Dall’altra parte lo “smart working” ha anche implementato la conoscenza tecnologica dei lavoratori e l’innovazione da parte delle aziende. Un connubio idilliaco, dunque.
Con l’arrivo prima della “fase due” e poi della “fase tre”, però, il rischio è che lo “smart working” porti più svantaggi che vantaggi. Alcuni uffici, anche in città a Siena, sia pubblici che privati, sono infatti ad organico ridotto e a farne le spese sono i cittadini, costretti in molti casi a lunghe file (come quelle che si sono verificate nelle ultime settimane, dalla riapertura in poi) o ad adattarsi a provare a espletare pratiche online, senza però aver riscontri in tempi brevi. Senza contare che, in molti casi, la chiusura totale dei mesi scorsi ha portato a un accumulo di pratiche, cosa che può portare ad allungare ulteriormente i tempi.
In più sono da notare le sofferenze degli esercenti che nei mesi passati, in certe fasce orarie, contavano proprio sugli incassi derivanti dai lavoratori del centro storico o delle periferie, in gran parte al momento a casa davanti al proprio Pc.
Il giuslavorista Pietro Ichino, intervistato da Libero, non ha utilizzato toni diplomatici proprio in riferimento allo “smart working”, anche se il suo punto di vista ha riguardato i dipendenti pubblici (“Nella maggior parte dei casi è stata solo una lunga vacanza pressoché totale, retribuita al cento per cento”).
Abbiamo raccolto alcuni pareri fra i cittadini di Siena.
[…] operative le filiali del Monte dei Paschi, dopo i lunghi mesi di lockdown in cui si è favorito lo smart working e presenze limitate negli ambienti di lavoro, con i servizi disponibili per il pubblico solo su […]
[…] “La pandemia ha costretto la macchina del Comune di Siena a una riorganizzazione repentina e improvvisa, con la trasformazione di tutte le prestazioni di lavoro in smart-working. Ciò è avvenuto nonostante risorse scarsissime, strumenti privati e senza la necessaria formazione”. Comincia così l’intervento del movimento Per Siena sul lavoro agile e lo smart working, argomento del quale abbiamo parlato anche sul nostro sito. […]
[…] secondo è che lo smart working se preso e trasportato in blocco nella pubblica amministrazione rischia di generare inefficienze, disservizi, ritardi e accumulo di lavoro. All’interno del pubblico impiego c’è infatti tutta una larga fetta di uffici che non […]
[…] torna a parlare della doppia faccia che lo smart working rappresenta: se da un lato è stato uno strumento necessario per portare avanti le attività […]