Un’inchiesta giornalistica di 400 pagine che scava a fondo le ragioni per cui il Duce, nella testa e nelle parole degli italiani, non se n’è ancora andato

È come se in Italia ci fosse la sensazione serpeggiante che Mussolini non se ne sia mai andato“. Con queste parole Sara Lucaroni, giornalista de Il Fatto Quotidiano, ha presentato al pubblico di Sinalunga la sua ultima opera “Sempre Lui. Perché Mussolini non muore mai”. Un’inchiesta giornalistica di 400 pagine uscita poco meno di un mese fa che scava a fondo le ragioni per cui il Duce, nella testa e nelle parole degli italiani, non se n’è ancora andato, neanche 77 anni dopo la Liberazione.

La presentazione, organizzata da Anpi Sinalunga al teatro “Ciro Pinzuti”, ha visto le poltrone vicine al sold out: è nella cittadina della Valdichiana, infatti, che l’autrice è cresciuta, e proprio in provincia di Siena ha mosso i primi passi nel mondo del giornalismo fino ad arrivare al pubblico nazionale. È stato, insomma, come giocare in casa: “Mussolini – ha detto -, il ventennio e il fascismo sono mainstream, per utilizzare un termine attuale: è come se in Italia ci fosse la sensazione serpeggiante che Mussolini non se ne sia mai andato. Sono passati ormai 80 anni ma ancora divide le piazze, la tv, gli intellettuali, gli storici, divide la grande storiografia e divide anche al bar. Vanno capite le ragioni di questa polemica costante, di questa persistenza. Gli italiani non riescono a liberarsi perché la scuola non funziona, perché magari in famiglia gli hanno detto che il fascismo non era poi così male, perché sembra qualcosa di proibito e allora sembra interessante parlarne, perché non si conosce la storia. Perché si ha paura, perché l’uomo forte fa sempre presa specialmente in epoche in cui la paura regna“.

Presenti, come moderatori dell’evento, anche Antonio Padellaro, editorialista ed ex direttore de Il Fatto Quotidiano, e Andrea Scanzi, anch’esso giornalista dello stesso giornale e volto noto della televisione italiana: “Perché si parla ancora di Mussolini? Perché siamo un paese di centrodestra, anzi più destra che centro – ha commentato a margine -. Un po’ perché siamo un paese tendente all’ignoranza, un po’ perché è stata elaborata male la figura sia di Mussolini sia del ventennio. Se uno pensa che soltanto l’evoluzione e l’involuzione della politica si rende conto, e questo libro lo dimostra ampiamente, che il concetto di fascismo tutto sommato non è un tabù. Io credo che il libro di Sara racconti molto bene tutti questi motivi: lo racconta con un tono alto, in un libro difficilissimo da scrivere ma molto piacevole da leggere, molto istruttivo e per certi versi anche molto drammatico”.

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