L’analisi del presidente di Siena Ideale Alfredo Monaci su un sondaggio di SWG sull’opinione degli italiani sul tema immigrazione

Alfredo Monaci, presidente di Siena Ideale, ha analizzato un tema complesso come il fenomeno migratorio, cercando di andare oltre i soliti slogan.

“L’ultima pubblicazione periodica della nota società di ricerche di mercato e di opinioni SWG – afferma Alfredo Monaci -, al di là delle consuete rilevazioni sulle intenzioni di voto per i vari partiti, evidenzia un dato politicamente molto rilevante che merita di essere considerato perché crea una discontinuità rispetto alle precedenti rilevazioni. Mi riferisco alle opinioni degli italiani sul fenomeno migratorio. Si sta infatti consolidando nell’opinione pubblica italiana, specialmente fra i più giovani, un atteggiamento, seppure tra timori e perplessità, di progressiva apertura rispetto al passato: 46% di intervistati, contro un 42% che manifesta atteggiamenti di chiusura”.

“Il tema è complesso e merita di essere approfondito e meglio specificato e costituirà, certamente, un impegno per le prossime ricerche che SWG porterà avanti su questo fenomeno – continua Alfredo Monaci -. Un tema come questo non può essere affrontato con slogan e parole d’ordine che si sentono ripetute, come mantra, sia da sinistra che da destra. Si tratta infatti, di concepire la nostra società in un futuro non proprio lontano vista l’accelerazione dei processi socioeconomici che rappresentano la causa diretta dei fenomeni migratori”.

“La domanda fondamentale è questa – chiede Monaci -: vogliamo una società multiculturale o piuttosto una società multietnica e plurale?  La ricerca non ce lo dice: i sentimenti rilevati sono contraddittori, così come sono contraddittorie le risposte fornite in base anche a domande a volte ambigue e che andrebbero, in future indagini, meglio specificate e chiarite”.

“Quello che è chiaro – continua Monaci -, invece è che la maggioranza degli intervistati considera i flussi migratori come una necessità per la nostra società, infatti l’affermazione: ‘l’economia italiana ha bisogno della forza lavoro degli immigrati’ è quella che riscuote i maggiori consensi. È evidente anche che perde consenso la quota degli italiani favorevoli a soluzioni di forza per frenare questi flussi; infatti, i favorevoli al ‘blocco navale’ sono passati dal 61% della precedente rilevazione al 50%, denotando una significativa diminuzione”. 

“Ma insieme a queste aperture e cambiamento di ‘sentimento’ degli italiani, rimangono i timori per un aumento della criminalità in seguito all’ingresso degli immigrati, ed i dubbi sulla possibilità di successo delle politiche di integrazione – spiega Monaci -. Il tema dell’integrazione è proprio quello che spacca in due la platea degli intervistati: una metà condivide l’affermazione ‘gli immigrati mettono a rischio l’esistenza della cultura italiana e delle radici cristiane’, l’altra metà si ritrova d’accordo con il concetto ‘gli immigrati rendono la nostra società più varia e ricca’”.

“Questa polarizzazione di opinioni – continua Monaci – riporta alla domanda posta in precedenza su cosa davvero desideri la maggioranza degli italiani: una società plurale e multietnica o piuttosto una società multiculturale. Non sono sinonimi, sono due cose distinte fra di loro, che comportano effetti e conseguenze molto diverse. Accogliere ‘tout court’ culture provenienti da flussi immigratori comporterebbe il rischio di inserire nella società elementi del tutto o in buona parte contrari al nostro modo di pensare e addirittura in contrasto con il nostro ordinamento giuridico. Si pensi ad un caso limite e cioè se per un eccesso di tolleranza e rispetto verso altre culture, si decidesse di accogliere usanze tribali come il taglio della mano ai ladri, o la pratica dell’infibulazione, si arriverebbe a cose che ci fanno letteralmente rabbrividire”.

“Ѐ evidente – spiega Monaci – che la domanda formulata nel questionario e che trova molti consensi ‘gli immigrati devono adeguarsi alle regole italiane, ma è giusto che mantengano le loro tradizioni, cultura e lingua’ necessiti di ulteriori chiarimenti perché sia del tutto chiara la volontà degli intervistati. Così come è da approfondire la volontà espressa da coloro che si ritrovano nell’affermazione ‘gli immigrati per integrarsi devono eliminare le proprie tradizioni, cultura e lingua e diventare del tutto italiani’. Ambedue queste affermazioni necessiterebbero di maggiore analisi anche per poterne valutare sia le opportunità che le minacce implicite”.

“Credo che rispetto a questa complessa materia si debba fare riferimento ad un grande studioso delle scienze sociali e politiche, il professor Giovanni Sartori – continua Monaci -. Questi affermava che il pluralismo trova la propria origine nel principio della tolleranza, che si fonda sul rifiuto di ogni dogma e sul criterio della reciprocità. Se non c’è reciprocità, allora il rapporto non è di tolleranza e Il multiculturalismo non segue questa via. Invece di perseguire una “diversità integrata”, tende a ottenere una ‘identità separata’, e spesso riesce a crearla suo malgrado. Questo può portare a una società a compartimenti stagni, spesso anche ostili tra loro (come accade in molti paesi che hanno scelto questa via), in cui i gruppi che si formano sono fortemente identitari, e quindi refrattari all’integrazione. Sartori concludeva che il multiculturalismo non è l’altra faccia dell’integrazione, ma la sua negazione”.

“Concludendo – afferma Monaci -, spero di aver messo in luce l’importanza di questa rilevazione di SWG, soprattutto per le novità che introduce nel dibattito politico, sgombrando il campo dagli slogan anche di certa destra e dai buonismi di certa sinistra. È necessario invece tenere ferma la barra del rispetto dei diritti umani e della civiltà giuridica italiana ed europea in generale. Occorrerà anche chiarire cosa fare (ben vengano future indagini SWG) perché un melting pot funzioni bene nella nostra società, in modo che i suoi componenti si sentano effettivamente parte di una comunità e interessati alla realizzazione del bene comune”.

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