Medici e camici grigi di nuovo in piazza. Presente anche il Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della provincia di Siena Roberto Monaco: “Ad ogni laureando deve corrispondere una borsa di studio”

Scendono nuovamente in piazza i neoabilitati medici e i camici grigi per sbloccare “SSM2020“, il concorso per poter accedere alle scuole di specializzazione. Oggi in Piazza Salimbeni nuova manifestazione. Sono 24 mila gli studenti che vi hanno preso parte, quando i posti disponibili sono appena 15mila e da quasi 2 mesi sono in attesa dei risultati. Entro il 30 Dicembre, coloro che saranno ammessi, dovranno trasferirsi nelle città loro assegnate ma per gli esclusi sussiste una grande disorganizzazione.

“Possibilità lavorative ce ne sono anche per chi non passa il concorso – specifica Silvia Artusa, una dei camici grigi che ha preso parte alla manifestazione – ma sono tutti lavori precari e senza tutele. Possiamo ammalarci, ma non abbiamo il diritto di malattia. Io facendo le Usca (guardie mediche che seguono i pazienti Covid sul territorio, ndr.) se in questi mesi avessi preso il covid, avrei dovuto cedere i miei turni senza la possibilità di avere una retribuzione”.

Rispetto alla precedente manifestazione, avvenuta il 7 dicembre, vi sono stati dei leggeri sviluppi: “Ci sono stati in termini di consapevolezza sul tema – chiarisce Nicola Pelusi medico in formazione nell’ambito di medicina generale e rappresentante dell’Associazione Chi si Cura di te – ma purtroppo da parte del governo non c’è stato alcun sviluppo nei confronti delle problematiche che abbiamo sollevato. Le manifestazioni servono, ma non bastano, per questo ad un certo punto saremo costretti ad incrociare le braccia, facendo venir meno il nostro apporto a quella che è la sanità sul territorio“.

In questo periodo di forte emergenza sanitaria, è necessaria un’organizzazione che rivoluzioni il sistema di formazione. Sono molti i reparti che avrebbero bisogno di medici e altrettanti sono i neo laureandi che, a causa dell’imbuto formativo, non possono entrare in servizio con le adeguate tutele.

A sostenere la causa anche il dottore Roberto Monaco, Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della provincia di Siena: “Parliamo di giovani medici che stanno provando a dare il loro contributo in questa pandemia. Non parliamo più di studenti ed è giusto che vengano tutelati e che abbiano dei diritti che non devono esser lesi dalla burocrazia. Deve essere data loro la possibilità di entrare in corsi di specializzazione. Noi come federazione italiana dell’Ordine dei Medici, in questi anni abbiamo lavorato affinché aumentassero le borse di studio: da 5mila siamo passati a 7mila, poi a 8mila e così via fino ad arrivare ai 15mila di questo anno, ma non bastano perché sono 24mila i neolaureati che hanno preso parte al concorso. in Italia il percorso formativo termina alla fine della specializzazione oppure dei tre anni del corso di medicina generale, quindi, per accedere al sistema sanitario nazionale bisogna essere o specialisti, o avere fatto il percorso di medicina di famiglia. Quello che noi chiediamo al governo è che ad ogni laurea corrisponda una borsa, affinché i giovani medici non si debbano ritrovare incastrati in questo famoso imbuto formativo vivendo una situazione di inoccupazione. La sanità non si può permettere che dei medici stiano fermi, uno stato civile come il nostro non si deve dimenticare dei giovani che saranno il nostro futuro.”

Di seguito l’intervista a Nicola Pelusi, medico in formazione nell’ambito di medicina generale e rappresentante dell’Associazione Chi si Cura di te, a Roberto Monaco, Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della provincia di Siena e a Silvia Artusa, medico specializzando:

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