Il circolo Sena Civitas interviene sull’indagine per riciclaggio internazionale della Guardia di Finanza, che ha coinvolto Siena

Il circolo Sena Civitas interviene sull’indagine per riciclaggio internazionale della Guardia di Finanza, che ha coinvolto Siena. Di seguito la nota.

“Gli ennesimi eventi giudiziari che stanno devastando Siena, impongono a tutti una riflessione ed un confronto. Noi di Sena Civitas crediamo nell’opera della Magistratura e non siamo giustizialisti. Ci siamo sempre limitati a scelte che prescindevano da singoli fatti e che si basavano sulla richiesta di partecipazione, trasparenza, cambiamento di metodi e mentalità, una nuova classe dirigente. Questo, ripetuto all’ossessione pubblicamente, ma disatteso, ci portò un anno fa all’uscita dalla maggioranza.

Oggi, sul ciclone giudiziario, si tende a far passare l’idea che nulla sia legato a questioni morali o politiche, ma si tratti solo di un semplice caso di compravendita di alcuni negozi e attività commerciali, fatta con modalità che hanno sollecitato l’interesse della giustizia, sia a pure a livello internazionale.
Un qualcosa che si chiarirà nei modi e nei tempi delle aule di tribunale. Le Istituzioni non c’entrano nulla. 

Bene, auguriamoci che sia così.

Però come non ricordare l’arrivo di quegli stessi investitori esteri in pompa magna, presentato quasi come una grande operazione strategica, frutto di capacità relazionali importanti, destinata a mutare, se non il corso della storia collettiva almeno la vita di alcuni senesi. Un po’ come avvenuto per il Siena Calcio e come sembrava destinato per lo studentato.
All’epoca ci era sembrato che si volesse far intendere qualcosa di più della semplice compravendita di qualche negozio e marchio. Basterebbe andare a rivedere le immagini di qualche inaugurazione.

Certo comunque dobbiamo convenire che non erano queste le sorti attese. Qualcuno dovrà difendersi nelle aule di tribunale; le attività coinvolte avranno una gestione più vicina a una procedura fallimentare che a magnifiche prospettive di crescita.
Che fine faranno quei negozi, i loro dipendenti con l’impresa decapitata, senza imprenditori?

Diciamo la verità: a noi quel modo di procedere, di mischiare interessi e rappresentanza, vera o presunta che fosse, millantata o smentita, non è mai piaciuto. Vuol dire che avevamo autonomia e libertà di giudizio.

Ma, a nostro avviso, il tema vero è una mentalità che fa legare le sorti della città non a scelte di progetto delle Istituzioni alle quali sottostanno imprenditori danarosi, ma l’inverso. E se sono gli imprenditori facoltosi, che legittimamente fanno affari, a decidere ciò che sarà di Siena, occorrono filtri e distanziamento dalle Istituzioni.

Per questo, a prescindere dagli eventi attuali, è comunque un errore vedere imprenditori che gestiscono di fatto ruoli politici nell’amministrazione. E questo è facile da capire, perché, anche se questo non sarà il caso,  “la tentazione fa l’uomo ladro” e  non sempre è vero che “pecunia non olet”.

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