L’artista vive nei ricordi, questa sera evento nell’Aquila a dieci anni dalla sua scomparsa

Dieci anni fa Siena perdeva il suo geniale “menestrello”: Roberto Ricci, artista, poeta, musico, cantante. Senese e contradaiolo dell’Aquila. Sconfitto da una terribile malattia, affrontata però con il sorriso di sempre. Animatore di tante serate e non solo, il suo ricordo è sempre vivo in città.

Questa sera la Nobile Contrada dell’Aquila terrà una serata in suo onore, per ricordare alla cittadinanza la sua importanza per la città. La serata, dal titolo Fly Roby Fly, Viva Roby… per sempre si terrà questa a partire dalle 20:30 proprio nella contrada dell’Aquila dove tramite musica e parole si terrà alto il suo ricordo. L’incasso della serata verrà devoluto all’istituto Rinaldo Franci, contribuendo al finanziamento delle borse di studio per giovani musicisti realizzate dalla scuola.

Sono molti i ricordi che si rincorrono sui social, condivisi da chi lo conosceva e lo ammirava come quello di Giampiero Cito che scrive:

“Caro Roby,

Purtroppo non sono tra quei fortunati che credono che un giorno ci ritroveremo, per questo ti porto ancora dentro di me. Ti tengo proprio lì, in mezzo ai miei più grandi difetti, perché so bene che è il luogo dove ti piacerebbe stare. Dieci anni fa mi hai dato una grande lezione, poco prima di girarti “dall’altra parte”, come dice Michele. Mi hai insegnato che non è mai troppo tardi per scherzare e che è meglio andarsene facendo una battuta. Per me da quella notte la vita non è stata più la solita. Ho attraversato una decina di inferni ma sono ancora qui, e ancora non ho la tua età, fratellone mio grande. Ti porto dentro come un acufene intonato, perché la tua voce non si può scordare. Si può scordare una chitarra che è solo uno strumento. Per me tu eri una sinfonia. ‘Sinfollia’
L’altro giorno il mi’ figliolo mi ha chiesto dove abitavi e in cima a Via di Città gli ho risposto: ‘poco oltre il tabaccaio, dall’altra parte…’
Lui non ti ha mai conosciuto, è arrivato dopo, ma ti ha sempre visto, perché nel corrridoio c’è il tuo ritratto, quello che fece Giulia. Ci ho ripensato stamani, tu eri proprio così, un poco oltre il vizio (che te, da inguaribile ottimista chiamavi ‘libidine’) e sempre dall’altra parte rispetto a noi. Che abbiamo passato la gioventù ad attraversare la strada per raggiungerti, rimanendo sempre delle tue brutte copie. Mi manchi tanto. Ti voglio bene”.

Altro toccante omaggio all’artista è quello di Michele Masotti:
“Dieci anni fa arrivai col Taglia al capezzale di Robi. Ci voleva lì, così Viola ci chiamò in fretta. I testimoni, la sposa e Robi. Sì, perché per un destino orrendo lui e Vio si sarebbero dovuti sposare proprio il primo giugno. Ero terrorizzato e appena mi vide mi fece un occhiolino. Ancora me ne vergogno: lui che, forse vedendomi ancora come un ragazzo, voleva infondermi coraggio; lui a me!
Ho tanti ricordi confusi di quelle ore, ma non posso scordare il modo con cui lui e Viola si guardavano negli occhi. Giuro su quanto ho di più caro che non ho mai visto due anime fissarsi con tanta purezza, con tanto amore.
Fece una battuta sulla sua mamma… Poi si voltò dall’altra parte…
‘Robi non poteva che morire di notte’, mi disse Giampiero.

Perché Robi era lì, nelle nostre notti più dolci, un cappotto blu fumo che ondeggia nella bruma di Via di Città, era il canto dell’alba nel frusciare della vita, questa terrificante, assurda e volgare sfilata.
Robi era nella nostra canzone, Robi era la nostra canzone.”

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui