Viaggio nel mestiere ai tempi del Covid

Farsi recapitare pizza, sushi o hamburger a casa, rimanendo comodamente seduto sul divano è ormai diventata una prassi, specie nei momenti di lockdown. Dietro a ogni consegna c’è il lavoro di migliaia di rider, che non godono delle giuste tutele, sia dal punto di vista remunerativo che della sicurezza. Il food delivery è una pratica molto diffusa nelle grandi città, ma anche a Siena e in provincia sta prendendo piede la consegna a domicilio. La scelta di farsi recapitare gli ordini a casa è legata alla chiusura dei ristoranti, al coprifuoco e alla volontà di molti di non uscire per evitare gli assembramenti. Quella del rider, in ogni caso, è una figura professionale sempre più richiesta, ma troppo spesso poco tutelata. Molti di questi lavoratori sono studenti, che si prodigano nelle consegne a domicilio per guadagnare qualche soldo. Della questione si sono occupati sindacati e associazioni, anche in provincia di Siena, dove la Nidil Cgil sta monitorando la situazione.

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Tomas Boromeo, rappresentante della Nidil Cgil di Siena, conferma l’aumento dei rider in città e in alcune zone della provincia. “Con il Covid 19” afferma Boromeo “sono aumentate le piattaforme di food delivery anche a Siena. Sono aumentati anche i lavoratori interessati a questa nuova mansione. Vedendo quello che succede in altre città della Toscana, possiamo constatare un aumento dell’utilizzo di queste piattaforme digitali con aziende, organizzate a livello nazionale, per la consegna di cibo e bevande”.

Rider, la svolta della sentenza del Tribunale di Milano

Molti di questi lavoratori, però, non possono contare su un contratto di lavoro subordinato, con tutte le tutele previste per legge. La paga solitamente è a cottimo, varia in base al numero di consegne effettuate. Un fondamentale punto di svolta per questa tipologia di lavoratori è rappresentato dalla sentenza del Tribunale di Milano di un paio di settimane fa, che ha prescritto l’assunzione di oltre 60 mila lavoratori di società di food delivery. Questi rider dovranno passare da lavoratori autonomi e occasionali a lavoratori coordinati e continuativi.

“Al momento non ci sono ripercussioni di questa sentenza a livello locale” spiega Tomas Boromeo “perché c’è un ragionamento più nazionale e a livello regionale. In Toscana, ormai da tempo, i rider sono più frequenti. Noi stiamo portando avanti una vertenza molto importante a livello nazionale che riguarda l’Assodelivery, che è l’associazione di categoria dei rider. Stiamo chiedendo tre cose, anche alla luce dell’accordo fatto tra Ugl e Assodelivery, che noi riteniamo illegittimo, perché crea un lavoro a cottimo misto, cosa su cui non siamo assolutamente d’accordo. Quello che chiediamo è un compenso attraverso un lavoro di subordinazione con un contratto della logistica”.

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“Stiamo soprattutto cercando di far comprendere” aggiunge Boromeo “che c’è un grande problema anche relativo alla sicurezza, che riguarda non solo il Covid 19 e l’utilizzo di tutti gli strumenti di protezione per i lavoratori, ma anche la sicurezza sul lavoro. Sono frequenti, purtroppo, gli incidenti sulla strada durante le consegne. Ci sono delle questioni che stiamo portando avanti a livello nazionale con il Ministero e con Assodelivery. Sicuramente la sentenza del Tribunale di Milano ci aiuta, perché obbliga, anche con ulteriori normative, a convalidare la subordinazione del rapporto di lavoro. Il lavoro a cottimo è vietato per legge”.

Nidil Cgil Siena a fianco dei rider

Il lavoro di rider è sempre più richiesto in questi mesi di restrizioni. La Nidil Cgil si sta occupando ormai da tempo di questa categoria di lavoratori, per dare loro la giusta tutela. “Ci occupiamo dei rider ormai da circa un anno e mezzo” afferma Tomas Boromeo. “Prima del Covid i rider a Siena erano molto pochi” spiega il rappresentante della Nidil Cgil “ma sono aumentati negli ultimi mesi. L’asporto è sempre più in uso, visto i vari lockdown e l’impossibilità per la ristorazione di fare servizi in loco. Ci stiamo accorgendo che, purtroppo, anche a Siena vengono utilizzati strumenti contrattuali che non sono idonei. In particolare vengono utilizzati partite iva, collaborazioni autonome occasionali, che non sono coperti da garanzie Inps e Inail. Mancano, quindi, tutti i servizi di copertura minima sociale. Minori, invece, sono i casi di co.co.co, perché non sono convenienti né per la piattaforma né per Assodelivery e né tantomeno per i lavoratori.

“Stiamo cercando di portare avanti” aggiunge Boromeo “delle tutele che riguardano la situazione lavorativa vera e propria, anche di compenso economico. Non si può pensare che 10 euro all’ora, come prevede l’accordo tra Ugl e Assodelivery, possa essere rappresentativo delle istanze contrattuali che ci sono in giro. Il contratto logistico prevede dei compensi più alti, soprattutto compensi orari e non a consegna, cosa che invece quell’accordo prevede”.

Rider, regolarizzazione necessaria

Dal momento che molti rider fanno questo mestiere per arrotondare, spesso come un secondo lavoro o in qualità di studenti fuori sede, c’è il pensiero diffuso che la mancata regolarizzazione possa essere conveniente anche per loro. Non è di questa opinione Tomas Boromeo, il quale sostiene che è necessario proprio cambiare il modo di ragionare. “Se noi pensiamo” afferma Boromeo “che in questo Paese si possa continuare ad accettare rapporti di lavoro di collaborazione, quindi precarizzanti al 100 per cento, senza rendersi conto che così non si ha nessuna copertura Inps, Inail e ferie, a prescindere da quante ore si lavori, non si aiuta nessuno. E’ anche una questione di sicurezza. Purtroppo stiamo notando che più rider ci sono e più aumentano gli infortuni sul lavoro. In questi casi, se non si rientra nei parametri del lavoro subordinato, non si ha nessuna tutela”.

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The Milanese riders, in Duomo square and the streets of Milan with ”strike, strike” chants to protest against the union agreement signed by UGL. “Four days of strike are proclaimed from the square. From today until Sunday the fighting riders deactivate the apps for deliveries ”.

“A questo si aggiunge anche un problema di garanzia del compenso economico” aggiunge Boromeo “perché dove c’è un rapporto di lavoro di collaborazione non regolarizzato, non c’è neanche la certezza di ricevere il compenso pattuito. E’ una precarizzazione all’estremo”.

Le richieste della Nidil Cgil a tutela dei rider

La Nidil Cigl, che in questi mesi si è schierata a fianco dei rider, porta avanti una linea chiara e decisa, basata su tre punti: rapporti di lavoro onesti, compensi adeguati e sicurezza sul lavoro. “Per prima cosa” spiega Boromeo “chiediamo che il rapporto di lavoro sia onesto, ovvero un lavoro subordinato basato su un contratto nazionale che possa garantire questi lavoratori. Chiediamo poi che il compenso sia ad ore e non gestito a consegne: aumentando il numero di consegne per guadagnare di più si corrono maggiori rischi durante il lavoro. Soprattutto il pagamento basato sulle consegne non dà garanzie sui giorni di malattia, sui giorni festivi e su eventi avversi”.

“Infine, chiediamo che ci sia una migliore gestione della sicurezza sul lavoro, non soltanto per il Covid 19, che non è da sottovalutare visto che spesso i rider hanno contatti con gli esterni, ma anche per i mezzi utilizzati per il trasporto di cibi e bevande. A Siena, fortunatamente, non si sono mai verificati incidenti sul lavoro per i rider, ma è un’eventualità che non possiamo escludere. E’ necessaria una revisione di tutti i parametri di sicurezza e un’apposita normativa come previsto per il lavoro subordinato, attraverso l’utilizzo anche di un responsabile per la sicurezza sul lavoro e una rappresentanza sindacale dei rider. Sono tutte questioni legate all’esigenza di definire un rapporto di lavoro subordinato regolato da un contratto nazionale”.

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Rider, questione non ancora al centro del dibattito senese

La questione della regolarizzazione dei rider ha avuto echi un po’ in tutta Italia, ma ancora non ha scaturito un vero e proprio dibattito. Anche a livello locale la tutela dei rider non è rientrata, al momento, nelle agende di partiti politici, associazioni e comitati. I sindacati si stanno muovendo da soli, ma il lavoro di rider a Siena e provincia ha origini molto recenti. “In provincia di Siena non abbiamo avuto contatti con soggetti esterni a parte i sindacati” racconta Boromeo, che sottolinea però il fatto che “a Siena la questione dei rider sta iniziando ad emergere ora. A differenza di Firenze, che ha molti più rider in città, a Siena stanno iniziando ora ad essere veramente presenti. Se andiamo in città ci accorgiamo dei rider solo ora perché li vediamo di più. Prima i rider non si vedevano nemmeno per le vie della città”.

“Sono convinto però che la questione sarà importante anche per Siena in futuro” aggiunge Boromeo “anche perché queste piattaforme di food delivery si stanno espandendo in tutta Italia. Stanno progressivamente prendendo il posto di una normale gestione dei servizi del turismo e della ristorazione. Con il Covid sono aumentate esponenzialmente le richieste a questo tipo di servizi. Mi aspetto che nei prossimi mesi ci sia qualche soggetto esterno interessato anche per Siena a collaborare per tutelare i rider. Noi come Nidil Cgil siamo disponibili a parlare con tutti coloro che ritengono che questi lavoratori debbano essere tutelati in maniera equa e rispettosa del lavoro che svolgono”.

Verso nuovi mestieri precarizzanti

“Questo nuovo mestiere” conclude Boromeo “che ormai nuovo non è più, sarà uno dei tanti che purtroppo ci saranno anche in futuro. Una conseguenza del Covid 19 è il cambiamento radicale della gestione dei servizi. Mi immagino che, se oggi i rider sono diventati una situazione ben definita, sia per questioni positive che negative, ci saranno in futuro altri lavori nuovi per fornire servizi. Da qui a qualche anno dovremo affrontare altre situazioni di precarietà assoluta e il sindacato giocheràa un ruolo fondamentale per la tutela dei lavoratori. Siamo di fronte all’inizio di nuove forme di lavoro precarizzanti che purtroppo in questo Paese continuano a presentarsi”.

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