Nuove regolamentazioni per i locali con il Dpcm rilasciato dal governo. Tra chiusure anticipate e divieto di sostare davanti ai locali dopo le 21. Ecco il parere del direttore di Confcommercio Siena, Daniele Pracchia

E’ in vigore dal 14 ottobre al 13 novembre il nuovo Dpcm sottoscritto da Giuseppe Conte e finalizzato a contenere il contagio sull’intero territorio nazionale. Oltre a ribadire l’uso delle mascherine all’aperto, con il decreto vengono sospese le gite scolastiche e le attività come calcetto e basket. Limitazioni anche sugli spettatori alle manifestazioni sportive, sulle feste ma soprattutto stretta sulla movida.

Al centro del nuovo decreto ci sono, infatti, i locali. Sui bar ed i ristoranti il governo ha deciso di regolamentare le fasce orarie di apertura e di somministrazione di cibo e bevande: le attività dei servizi di ristorazione sono consentite fino alle 24 con servizio al tavolo e fino alle 21 in assenza di servizio al tavolo. A queste si aggiunge il divieto di sostare davanti al locali dopo le 21.

“Abbiamo notato – spiega il direttore di Confcommercio Daniele Pracchia– leggendo il testo del decreto, che c’è sulle attività di ristorazione e quelle di somministrazione in generale, un’attenzione esagerata che non corrisponde alla realtà dei fatti”. Misure “inefficaci e inutili” anche perché i dati dimostrerebbero che bar e ristoranti, quando a maggio sono stati riaperti, non sono stati fonti di diffusione del virus.

Non ci sono state segnalazioni di focolai derivanti dai ristornati o dai pubblici esercizi -chiarisce il direttore di Confcommercio- chiaramente possono esserci state situazioni di assembramento all’esterno delle attività ma si tratta di un problema di difficile soluzione per un esercente, dato che non può controllare tutto ciò che accede fuori dal locale. E’ un discorso di comportamento, di buon senso individuale”.

Intanto le nuove misure stanno infliggendo un duro colpo nelle tasche dei titolari, già colpiti dalle conseguenze della pandemia. “Ci sembra un accanirsi contro chi, insieme al settore alberghiero, ha sofferto di più in questo periodo. Quella pensata dal governo non è una soluzione vincente perché tutti gli interventi che vanno a ridurre i margini operativi delle attività si riflettono poi su quelli che sono gli effetti indotti sulle forze lavoro, come camerieri o cuochi. Ci saranno problemi occupazionali”.

A questo punto per molti locali non avrà più senso aprire e il danno economico, data l’ulteriore perdita di fatturato, sarà inevitabile. A questo si aggiungono altre domande: perché si può stare in un locale, rispettando le norme, dalle 23 alle 24 mentre non è possibile dalla mezzanotte in poi adottando le stesse precauzioni? “Un altro aspetto curioso -aggiunge Pracchia- è che la disposizione della chiusura dopo le 24 non riguarda le attività di porti e aeroporti. Perchè non sono state considerate anche le stazioni ferroviarie? E tutti i servizi che sono su assi importati di viabilità?”.

Molti sono gli interrogativi e i controsensi emersi con il rilascio del nuovo decreto, per il direttore di Confcommercio: “La soluzione era quella di valutare in maniera più locale l’evoluzione della pandemia e adottare provvedimenti laddove effettivamente si registrano situazioni di particolare gravità. Non accumunare l’intero territorio ad una disposizione che può essere giusta in alcuni casi, ma in altri sembra eccessiva e fuori squadra”.

1 commento

  1. […] La stretta sulla “movida” è oggetto di altre polemiche, come raccontato a Gazzetta di S… Secondo le indiscrezioni l’obiettivo resta quello di evitare un lockdown nazionale, come quello dello scorso marzo. La nuova stretta è sostanzialmente “inevitabile”, a cominciare dal coprifuoco che potrebbe scattare dalle 22 per tutti i locali, con l’ipotesi di una serrata drastica della movida nei weekend con un lockdown totale. Nelle regioni che hanno un indice di contagio particolarmente alto sarebbe in gioco anche la possibilità di limitare gli orari, se non imporre una chiusura temporanea, di palestre, parrucchieri, centri estetici, cinema e teatri. Giro di vite anche sullo smart working che diventa obbligatorio sia per il settore pubblico che quello privato, ma restano da definire le quote di dipendenti che dovranno lavorare da casa. […]

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