I legali di parte civile nel processo per falso in bilancio e aggiotaggio a carico dell’ex presidente di Mps Alessandro Profumo e dell’ex Ad Fabrizio Viola, nel bilancio del 2012 del’istituto senese c’è un “capolavoro di inganno”

Per i legali di parte civile nel processo per falso in bilancio e aggiotaggio a carico dell’ex presidente di Mps Alessandro Profumo e dell’ex Ad Fabrizio Viola, e che vede coinvolto anche l’ex presidente del collegio sindacale Paolo Salvadori, i due restatement di bilancio del 2012 del’istituto senese rappresentano un “capolavoro di inganno” che ha avuto riflessi anche nei bilanci successivi. Per il procedimento la Procura di Milano ha chiesto l’assoluzione, i piccoli azionisti hanno contestato questa richiesta.

Nella sua lunga discussione in tribunale l’avvocato Mauro Minestroni ha ripercorso tutta la vicenda societaria della banca a partire dalla nomina di Profumo e Viola “spinta dalla politica”, passando per i due restatement del bilancio 2012, che sarebbero “un capolavoro d’inganno” che si è protratto anche nei bilanci successivi e che rappresentano, nella sua ricostruzione, l’elemento soggettivo della condotta criminosa.

“Dico di aver sistemato i bilanci, ma in realtà l’ho fatto a metà. E la metà che non è stata rimessa a posto è quella peggiore” ha detto il legale riferendosi al fatto che i derivati Alexandria e Santorini siano stati riscritti dai due imputati ancora a ‘saldi aperti’ e non a ‘saldi chiusi’ nei ‘restatement’ operati sul bilancio 2012 e poi negli esercizi successivi.

Ovvero non considerando i due prodotti strutturati come strumenti derivati di tipo ‘Credit default swap’ ma come una somma operazioni slegate tra loro che comprendevano un ‘pronti contro termine’ di entità miliardaria.

Continuare a “iscriverli a saldi chiusi avrebbe fatto emergere un buco di bilancio che così è stato invece coperto” ha detto il legale, secondo il quale i due banchieri hanno agito “coscientemente” per far credere di “aver salvato la banca”.

Minestroni ha concluso sottolineando che “il cadavere” rappresentato da “8 miliardi di euro di denaro bruciato” dei due aumenti di capitale del 2014 e 2015 “e dal valore dei titoli azzerati è ciò che resta alla fine della gestione di Alessandro Profumo e Fabrizio Viola in Mps”. Una questione che “non ha eguali nel mondo e che per noi ha rilevanza penale”, ha aggiunto.

Per i tre imputati il legale ha chiesto una condanna al massimo della pena e l’eventuale invio degli atti in procura per verificare anche l’esistenza del reato di falso in prospetto (art. 173 bis del Tuf) legato ai due aumenti di capitale. I pubblici ministeri avevano invece chiesto nelle precedenti udienze l’assoluzione con formula piena. Gli imputati hanno sempre negato ogni addebito.

L’avvocato Matteo Picotti, altro legale di parte civile, ha posto l’accento sulla richiesta di assoluzione dei pm, reiterata in aula dopo essere stata avanzata anche davanti a due gup, parlando di “impostazione coerente ma ideologica” che non è cambiata anche di fronte a tutte le evidenze emerse nel processo Mps che ha già condannato l’ex presidente Giuseppe Mussari e altri e che, nelle motivazioni, ha stabilito la natura di Alexandria e Santorini come derivati. Il prossimo 10 settembre sarà il turno delle difese degli imputati.

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