Domenica al pronto soccorso del policlinico Santa Maria alle Scotte: “Cestini stracolmi, distributori dell’acqua vuoti. Ambulanza in fila sotto il sole”

Sfrutto le pagine che di solito mi ospitano per argomenti differenti per raccontare, in prima persona, alcuni fatti che, accaduti domenica, riguardano la situazione Pronto Soccorso e 118.

Domenica nel primissimo pomeriggio sono costretta dal malore di una persona cara a chiamare il 118, da un appartamento situato nel centro storico di Siena. Primo filtro del numero unico, dove fare capire la via in questione non è semplice, probabilmente l’operatore non è senese e non riesce, giustamente, a capire alla prima. Dopo 20 minuti il mezzo non è ancora arrivato, richiamo più volte e vengo messa in contatto con personale sanitario che mi spiega come l’ambulanza stia scaricando un paziente al PS e appena terminata la procedura provvederà ad arrivare.

Arrivata l’ambulanza, ovviamente senza medico a bordo, si procede verso Le Scotte, dove anche domenica la fila era, almeno in quel momento, composta da un paio di mezzi, sotto il solleone. Messe nel conto in paio di risposte poco ortodosse da personale medico smontante e servizio di guardia, fortunatamente cambia il turno di tutti gli operatori.

La situazione all’esterno sarebbe da definire comica, se non si trattasse di un luogo dove devono stare in attesa persone che, dal disagio più piccolo alle situazioni gravi, sono comunque lì per aspettare notizie di una persona cara. Niente acqua nei distributori (un parente lì dal giorno prima conferma che  al suo arrivo sabato sera era già terminata). Cestini stracolmi. La signora dell’accoglienza provvede come può offrendo acqua, servizio provvidenziale ma che, se la ditta dei distributori operasse il rifornimento anche nei week end soprattutto in un luogo come il Pronto Soccorso, sarebbe giusto destinare in maniera esclusiva a chi sta dentro.

Il tempo trascorre con gli intervalli degli aggiornamenti, noi siamo “fortunati”, la nostra persona cara è seguita da uno specializzando che ci informa in maniera esaustiva e continua, in modo premuroso. Ma non è così per tutti. Alle 9 possiamo andare via, ce la siamo cavata in tempi brevi, non senza qualche arrabbiatura e con una persona anziana, fragile, che è stata circa 15-20 minuti in attesa non solo di un mezzo ma poi anche di entrare al Pronto Soccorso sotto un sole cocente dentro una scatola di latta.

Personale mancante, fondi da reperire, ferie e turni scoperti, non possono essere una preoccupazione dell’utenza o una giustificazione di fronte ad una situazione che definire di degrado è essere ottimisti. Poi ci sono i medici e il personale sanitario e parasaniatario (118 compreso) che fortunatamente, almeno per esperienze familiari, sono degli ottimi professionisti. Ma c’è da chiedersi: chi necessita di un mezzo magari da un paesino più distante dalle Scotte quanto deve aspettare?

Ed in più, la fila dei mezzi, già importante anche dalla seconda trance della pandemia, non è risolvibile in nessun modo o non è mai stata avvertita come un problema da risolvere? Un ambulatorio, da dedicare a piccoli problemi estivi, forse potrebbe un poco diminuire file e tempi di attesa? Piccole considerazioni dall’universo Santa Maria alle Scotte.

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