Ad intervenire sull’argomento anche la Cia Siena. Il presidente Berni: “Forte preoccupazione fra gli allevatori, serve intervenirE.
Potrebbe avere una ricaduta pesantissima. La peste suina africana sta tendendo gli allevatori sul filo del rasoio.
“La peste suina africana può rappresentare una grave minaccia per l’intera filiera suinicola provinciale, in particolare per le razze autoctone, su tutte la cinta senese, che nel recente passato è già stata a rischio scomparsa. E’ quindi necessario agire con tempestività e fare prevenzione, cercando di eliminare il più possibile i potenziali vettori della malattia, ovvero i cinghiali”. A sottolinearlo è Valentino Berni, presidente Cia Agricoltori Italiani di Siena, ad evidenziare la preoccupazione degli allevatori suinicoli della provincia di Siena (circa 20 mila capi) dopo i primi casi di diffusione del virus della Peste suina africana (Psa) rinvenuto in carcasse di cinghiale rinvenute in Piemonte e Liguria.
Un problema di ordine sanitario che rischia di provocare un danno irreparabile per il tessuto produttivo ed economico legato alla filiera suinicola, in particolare per la produzione di prosciutti, salumi e carne di maiale. Un indotto export che vale,, a livello nazionale, 1,7 miliardi di euro.
Dopo i primi casi appurati in Italia Nord-Ovest, le autorità competenti di Giappone e Taiwan hanno già disposto il blocco dell’import di carni suine italiane.
Come affrontare e prevenire la situazione allora?
Malgrado non ci sia alcun caso di contaminazione della popolazione suina, Cia ribadisce alle istituzioni di mantenere alto il livello di allerta e si rammarica della scellerata gestione del problema della fauna selvatica da parte dei nostri decisori politici, all’origine di questo grave allarme sanitario. “Da anni subiamo un numero fuori controllo di cinghiali e di animali selvatici nel nostro territorio – prosegue il presidente Cia Siena -, ma oggi più che mai è urgente intervenire per ridurre il numero di ungulati che oltre a devastare le coltivazioni in tutta la provincia di Siena, sono come abbiamo visto, i principali vettori della trasmissione della peste suina. Non ci possiamo permettere anche questo danno che sarebbe irreparabile”.