Giuseppe Smorto, firma autorevole di Repubblica, spiega la scelta di tornare a raccontare il Palio di Siena

“Già al tempo della prima edizione dei trenta assassini di Delogu sul Venerdi di Repubblica uscimmò con un servizio molto bello legato al volume ed alla mostra, accadde però che in quell’occasione si sollevarono le proteste di alcuni gruppi animalisti e rimase come un rimpianto accentuato dal fatto che, conoscendo il Palio e l’amore dei senesi per i cavalli per motivi familiari, le critiche sembrarono ancora di più inappropriate”.

Spiega così Giuseppe Smorto, firma autorevole di Repubblica, la scelta di tornare a raccontare il Palio di Siena nel numero del Venerdì di Repubblica che sarà in edicola il 25 giugno. Ed è di nuovo Marco Delogu con la ripresa dei suoi ritratti degli assassini, in mostra dal 2 luglio nell’Entrone, a fornire le immagini per questo nuovo reportage che il prestigioso settimanale dedica di nuovo  al Palio, o meglio al Palio che non c’è.

“Già l’anno passato avevamo dedicato  dei servizi alla città senza la sua festa; quest’anno con Marco Delogu ho avuto modo di girare in un paio di giorni le scuderie, raccogliendo le  testimonianze degli assassini, le loro storie, osservandoli da vicino. È stato molto interessante seguire il lavoro di un maestro della fotografia come Marco Delogu”.

Come le sono sembrati?

“Non sono tutti uguali; sono distribuiti su una sorta di scala sociale, dai big a coloro che invece in alto non stanno, per loro la mancanza del Palio è ancora più dura, il Palio è il loro pane e la loro speranza e adesso ne sono sprovvisti; questo è un aspetto che mi ha colpito molto, perché apre lo sguardo su qualcosa di diverso da quello che possiamo immaginare di loro quando li vediamo con il giubbetto e lo zucchino; lì in quell’attimo sono e sembrano tutti arrivati, ma nella realtà e nella specificità di questo periodo non lo sono”.


“Queste giornate hanno rafforzato la mia idea di una  città unica al mondo per mille e più motivi; abbiamo percorso buona parte dei dintorni di Siena ed ho notato un aspetto della città che non conoscevo; una nuova urbanistica che il Palio conferisce al territorio, grazie alla presenza delle numerose piste delle scuderie  appena fuori dalla città; sarebbe interessante poterle vedere attraverso un drone, per avere una  visione d’insieme di questo particolare”.


Siena ed il Palio hanno ancora un appeal così forte per la stampa nazionale?

“Forse il termine giusto è che Siena ha qualcosa quasi di sensuale, dovuto al mistero che emana grazie al Palio; ci sono segreti ed aspetti della vostra festa che solo un senese, se ne ha voglia, può spiegare e può farlo fino ad un certo punto; noi, non senesi, ci dobbiamo fermare ad un certo punto, oltre si rischia il misunderstanding. Ma c’è molto di più; questa è una città che attira grazie alla sua forte tradizione identitaria e restituisce l’idea di una  organizzazione cittadina senza uguali; dove a dominare è una  sorta di welfare della porta accanto grazie alle contrade, che sono controllo ed ascolto ognuna sul proprio territorio. Un sistema limpido che inizia con la bandiera col fiocco  per la nascita e termina col manifesto funebre e questo sistema , questa rete cittadina è così forte e cosi radicata da riuscire a portarsi fuori dalle mura di Siena, penso ad esempio all’impegno delle Contrade per il terremoto”.


Questa è una  città che però negli ultimi anni ha subito molti colpi salendo alle cronache nazionali.

“Si, ma avete retto il colpo; vi siete difesi, Siena rimane armonica rispetto al resto del paese; viene da chiedersi come può reggere , come può continuare a girare intorno ad una  corsa di cavalli e a tutto ciò che le sta dietro alla sua corsa, ma succede e questo rimane uno dei suoi misteri, uno dei segreti di una  città in cui non tutto può avere una  risposta”. 

Eleonora Mainò

(le foto sono di Marco Cheli)

Eleonora Mainò
Nata sotto il segno dei pesci. Narratrice di storie di polvere e provincia e uomini di cavalli. "L'aria del paradiso è quella che soffia tra le orecchie di un cavallo" ( proverbio arabo)

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