La riflessione di Giancarlo Pagliai, sostenitore per il Sì al taglio dei parlamentari nell’ultimo referendum.

“Quando nel 1963 fu fissato in Costituzione in 945 in numero dei parlamentari, sicuramente era un numero congruo per garantire la rappresentatività democratica”. Inizia così la riflessione di Giancarlo Pagliai, sostenitore per il Sì al taglio dei parlamentari nell’ultimo referendum.

“Da allora – prosegue – ad oggi è cambiato il mondo, dal 1970 sono eletti direttamente circa 900 consiglieri regionali, dal 1979 75 europarlamentari vengono eletti anch’essi a suffragio universale e dal 1993 circa 8.000 (7.903) Sindaci vengono eletti direttamente. Chi lamenta la mancanza di rappresentatività, racconta una barzelletta che fa ridere solo colui che la racconta. Attualmente in Italia c’è un parlamentare per ogni 65.000 abitanti, con il taglio dei parlamentari, dalla prossima legislatura il rapporto sarà di uno ogni 100.000, in allineamento con i grandi Paesi europei quali Francia, Germania e Regno Unito, i quali eleggono un parlamentare ogni 100/115.000 abitanti.

“Ricordo anche, per i più distratti, che – prosegue – la proposta sul taglio dei parlamentari è stata approvata alla Camera in ultima lettura, dal 97% dei presenti. Ora avanti con i correttivi e le integrazioni utili a consentire una attuazione equilibrata della riforma all’interno del nostro ordinamento, già in corso d’opera prima ancora dello svolgimento del Referendum: una Legge elettorale che risolva qualsiasi tipo di compressione della rappresentanza delle minoranze e a salvaguardia del pluralismo; modifica della base di elezione del Senato introducendo le Circoscrizioni pluriregionali; parificazione dell’elettorato attivo e passivo dei due rami del Parlamento, onde evitare, come successo in passato, maggioranze difformi; riduzione del numero dei delegati regionali per l’elezione del Presidente della Repubblica, in modo tale da non creare squilibri tra il numero dei parlamentari (ridotti dalla prossima legislatura) e il numero dei delegati regionali; proposta di permettere la partecipazione ai lavori del Senato ai Presidenti di regione, con diritto di voto, quando sono in discussione leggi particolarmente rilevanti per le autonomie locali; dare potere al primo Ministro, non solo di nominare i suoi Ministri, ma di poterne chiedere anche la revoca; introduzione della “sfiducia costruttiva”.

“Grazie alla risposta affermativa di circa il 70% degli elettori – conclude – , dalla prossima legislatura avremo un Parlamento più snello e più efficiente.Ha vinto il riformismo e il cambiamento, rispetto all’immobilismo”.

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