Parla la ragazza senese che è risultata positiva al coronavirus dopo un soggiorno in Croazia

“Sto bene, sono soltanto un po’ raffreddata, ma non ho altri sintomi”.

A parlare è la ragazza senese che è risultata positiva al coronavirus dopo essere rientrata dalla Croazia, dove ha trascorso una settimana insieme ad altri sei amici. Un gruppo di 7 ventenni, cinque ragazze e due ragazzi, cinque dei quali sono ad oggi stati contagiati.

Tutti, come lei, stanno bene.

Adesso è ospite dell’albergo sanitario di Siena, perché in famiglia, per fortuna, è l’unica ad aver contratto il virus. Lei, per la verità, fin da domenica pomeriggio quando è tornata a casa, si è coscienziosamente isolata dai suoi familiari, rimanendo praticamente chiusa nella sua camera. “Avevo deciso di fare così per precauzione – ha raccontato – ancora prima di sapere l’esito del tampone, anzi, ancora prima di decidere di farlo”.

Il tampone è andata a farlo di sua iniziativa martedì scorso a Poggibonsi e la risposta, purtroppo, è stata appunto positiva. “Un po’ me lo aspettavo – ha aggiunto –  dopo aver visto il caos di turisti che frequentavano le discoteche, le distanze non rispettate e le mascherine non tenute. Insomma, il timore c’era.

In Croazia c’è l’obbligo di usare la mascherina nei negozi, nei luoghi pubblici, nei supermercati, sui mezzi di trasporto, ma di controlli non ce ne sono. Nelle spiagge e nei locali posso dire che le regole non vengono rispettate”.

Quando si è giovani ci si sente un po’ onnipotenti e a volte non si valutano bene rischi e pericoli delle situazioni. Pensi di avere in qualche modo sottovalutato questo maledetto virus?

“No, non credo di averlo sottovalutato, perché ero quella del gruppo che stava più attenta ad igienizzare le mani o a tenere la mascherina e spronavo anche gli altri a farlo. Ma evidentemente non è bastato…”

Ti senti di dire qualcosa ai tuoi coetanei che, magari, possono trovarsi a rientrare dall’estero nella tua stessa situazione?

Sì, oltre che rispettare le regole, direi loro, se hanno un dubbio, di fare fin da subito l’isolamento, anche se l’Italia non lo obbliga. 14 giorni a casa non sono nulla alla fine, sopratutto se di mezzo c’è la sicurezza dei propri familiari!”.

Sì, perché per noi può risolversi magari con un banale raffreddore, ma per qualcun’altro può essere fatale.

Pensiamoci.

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