Il ministro dell’economia Daniele Franco respinge sul futuro di Mps. Nel frattempo i sindacati denunciano: “Gestione help desk, 22 posti a rischio”

 “Un tema complicato, non è il momento di parlarne”. Il ministro dell’economia Daniele Franco respinge così le indiscrezioni sul futuro della banca Monte dei paschi, a margine della riunione dell’Ecofin in Lussemburgo.

Il titolare del Mef dunque “dribbla” ogni domanda e mantiene il riserbo assoluto. “Non le dirò niente – risponde ai giornalisti presenti  – non abbiamo parlato di Mps e quindi non starò qui a dire niente di Mps in questo momento”. Rimane dunque incerta da capire la strategia del maggiore azionista (il Mef ha in mano il 64 per cento delle azioni) su Rocca Salimbeni, con l’orizzonte di uscire dal capitale entro aprile 2022, così come concordato con le autorità europee dopo la ricapitalizzazione precauzionale da 5,4 miliardi di euro del 2017. Fin qui si è parlato della possibilità di una fusione con Unicredit, strada che però nelle ultime settimane si è via via raffreddata, lasciando spazio invece all’ipotesi dello “spezzatino”, ovvero della cessione di alcuni asset di Mps alla stessa  Unicredit, a Mediocredito e a Poste Italiane.

In questo modo Rocca Salimbeni sarebbe ridimensionata a una “mini banca” dell’Italia centrale. Smentita seccamente dalla Fondazione Monte dei paschi proprio in questa settimana la possibilità che questa soluzione veda tornare Palazzo Sansedoni come azionista della banca stessa. La soluzione “spezzatino” è osteggiata dai sindacati (“La peggiore delle ipotesi per territorio, lavoratori e per la banca stessa” dicono).

Sul tavolo rimane anche l’azione legale da 3,8 miliardi di euro intrapresa dalla Fondazione Mps nei confronti della banca per gli aumenti di capitale del passato che, di fatto, hanno depauperato il patrimonio di Palazzo Sansedoni. Dalla Fondazione confermano che al momento non ci sono state interlocuzioni con l’esecutivo Draghi. La situazione di incertezza, dunque, prosegue, anche se la banca stessa ha intrapreso la riorganizzazione interna (anch’essa osteggiata dai sindacati) che riguarda in particolare la direzione generale.

Nel frattempo dai sindacati Cgil e Cisl arriva la denuncia della situazione del servizio help desk, che mette a rischio ventidue posti di lavoro. “E’ confermato- scrivono -. Da oggi il Monte dei Paschi di Siena ha imboccato la strada definitiva per il passaggio delle attività di help desk tecnologico (assistenza tecnica hardware e software alle filiali della rete) a Fastweb”.

“Ma Fastweb – scrivono ancora – non effettuerà le attività a sua volta le girerà a Innovaway spa avente sede a Napoli e filiale in Albania. Fino a oggi le attività erano eseguite sul territorio Senese dalle lavoratrici lavoratori di Base Digitale Spa (ex Bassilichi Spa). Dal primo luglio le attività, invece, saranno effettuate da Tirana. Ma non è tutto. Il Monte addirittura non ha mantenuto l’impegno firmato dal Monte stesso circa il mantenimento dell’occupazione sul territorio. Come sindacato chiamiamo ad una azione di responsabilità non solo la dirigenza del Monte ma anche le istituzioni. Non ha forse il Monte beneficiato di un vero e proprio salvataggio di Stato con i soldi della comunità? Ma ora da questa comunità è più conveniente disimpegnarsi perché “altrove” si può spuntare un costo del lavoro sotto la soglia di minima dignità? La ripresa tanto sbandierata dal Governo sembra contraddirsi con le azioni della dirigenza del Monte dei Paschi sempre meno di Siena”.

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