Guido Bastianini Mps

La banca in vista del consiglio di amministrazione del 19 gennaio

Sono giorni decisivi per il futuro di Monte dei paschi di Siena, come raccontato anche nella giornata di ieri da Gazzetta di Siena. Il Mef comincia a muovere le pedine, in vista soprattutto del Cda del 19 gennaio quando, come annunciato da Mps, si dovrà capire come sottoscrivere l’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro.

Questo è, in ogni caso, il primo passo per la costruzione del futuro di Rocca Salimbeni, al di là delle ipotesi aggregative o meno. Un futuro comunque ricco di ostacoli.

L’aggregazione con Unicredit rimane una soluzione difficile, per le resistenze della banca milanese, nonostante l’addio certo del ceo Jean Pierre Mustier e la salita alla presidenza dell’ex parlamentare “senese” ed ex ministro delle finanze all’epoca della ricapitalizzazione preventiva Pier Carlo Padoan. Nell’incontro con le istituzioni senesi il Mef avrebbe peraltro smentito questa ipotesi. Non basterebbe l’escamotage contenuto nella legge di bilancio, secondo il quale chiunque compri Mps nel 2021 avrà così diritto a due miliardi di euro di attività fiscali, purché le trasformi in capitale come previsto dall’advisor Mediobanca.

Allo stesso tempo ben poche possibilità di riuscire il piano “stand alone” messo a punto dall’ad Guido Bastianini: un’iniezione di capitali dal Tesoro per 1,5 miliardi, che potrebbe essere seguita da una fusione tra poveri con Banca Carige e con Banca popolare di Bari, cioè la cosiddetta Alibanca per ispirarsi alla rovinosa esperienza di Alitalia. Da Francoforte, infatti, è arrivato un fermo altolà: i soldi del nuovo aumento non potranno arrivare dal Tesoro, oggi azionista al 64%.

Ed è questo il nodo principale da sciogliere: chi sottoscriverà e come l’aumento di capitale?

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