Seduta straordinaria oggi del consiglio di amministrazione della banca Mps

Seduta straordinaria oggi del consiglio di amministrazione della banca Monte dei paschi, che torna a riunirsi dopo la seduta di giovedì che ha deciso di cambiare la classificazione da ‘possibile’ a ‘probabile’ in merito ad una serie di controversie legali e richieste stragiudiziali. Decisione presa in relazione alla sentenza di condanna in primo grado a Milano degli ex vertici della banca, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola.

Sul tavolo della governance, dopo l’accantonamento di 410 milioni di euro nell’ultima seduta del cda (anche se la cifra non è ufficiale), il futuro della banca: ancora una volta sono tornati a soffiare i venti relativi a una fusione, con UniCredit in prima fila, benché l’amministratore delegato Jean Pierre Mustier abbia a più riprese escluso questo tipo di operazione, a prescindere da Mps. Eppure gli spifferi continuano ad esserci.

Di certo per Monte dei paschi si profila un nuovo aumento di capitale che potrebbe variare da 1,5 fino a 2,5 miliardi di euro. Ricostruendo in sintesi la storia, nel dicembre del 2016 su Mps lo Stato interviene e rafforza drasticamente la sua presenza nel capitale salendo al 68%: il Tesoro pagò le azioni 4,8 euro l’una. Oggi valgono 1,2 euro. Sinora lo Stato ha immesso qualcosa come 7 miliardi di euro. Ne servirà almeno un altro, se si sommano la chiusura dell’operazione di scissione degli Npl con Amco, gli accantonamenti sopracitati e i conti della prossima trimestrale. Il tutto perché sullo sfondo c’è la necessità, concordata con le autorità europee, di uscire dal capitale entro la fine del 2021. Al momento, però, pare impossibile trovare un acquirente interessato. Per questo serve questo tipo di operazione.

Sull’argomento fusione con UniCredit, il ministro del Tesoro Roberto Gualtieri ha prima affermato che “Stiamo lavorando e abbiamo lavorato per sostenere e rafforzare questa banca, definendo un percorso di rilancio con la commissione europea, che passerà anche per una operazione di fusione con un partner sufficientemente forte da consentirle un futuro” spiegando poi che la via della fusione “è un percorso che può prendere diverse forme, seguiamo gli sviluppi tenendo fermo l’obiettivo strategico di rilancio” dell’istituto di credito che dovrà arrivare a “camminare sulle proprie gambe”. Salvo poi ribadire che “sono talmente destituite di fondamento le notizie circolate intorno alla vicenda Mps e in particolare si precisa che dal Tesoro non è stata presentata nessuna proposta ad alcuna controparte”.

Dal canto suo, come riportato dall’Ansa, UniCredit, al netto delle smentite, penserebbe alla sopracitata una ricapitalizzazione da 2-2,5 miliardi di euro a carico dello Stato per appostare in modo adeguato i rischi legali e far fronte ai costi di un’integrazione che comporterebbe l’uscita circa 6 mila dipendenti. Oltre a una dote di attività fiscali differite di oltre 3 miliardi di euro, da utilizzare per risparmiare sulle tasse.  

Nel frattempo il calendario finanziario avrebbe per giovedì 5 in programma il consiglio di amministrazione per l’approvazione del resoconto finanziario del terzo trimestre 2020. Facile pensare che i conti rappresenteranno un ulteriore appesantimento.

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