Il docente universitario sullo studio che ha certificato la presenza del Covid in Italia a settembre 2019: “Cambia gli scenari e quello che ritenevamo di sapere sul virus, ma ci vuole cautela. Vaccini e farmaco? Liberi dal Covid la prossima estate”

“Lo studio cambia gli scenari, anche se come sempre ci vuole cautela”. Il professor Emanuele Montomoli, docente all’Università di Siena ed epidemiologo, commenta lo studio effettuato, assieme a Vismederi (azienda leader mondiale di cui lo stesso Montmoli è fondatore), dall’ateneo senese e dell’istituto tumori di Milano che ha certificato la presenza del Covid in Italia già a settembre 2019.

Le analisi sono state condotte sui campioni di 959 persone asintomatiche che si erano sottoposte agli screening per il tumore al polmone tra settembre 2019 e marzo 2020. Tra queste, l’11,6% aveva gli anticorpi al Coronavirus, di cui il 14% già a settembre, il 30% nella seconda settimana di febbraio 2020, e il maggior numero (53,2%) in Lombardia. “Lo studio – spiega il professore Mangia d’Oro 2019 – dimostra che alcuni soggetti hanno sviluppato gli anticorpi e sono dunque entrati in contatto con il virus prima di quanto ipotizzato. Pensiamo infatti che in Italia il primo malato di Covid è datato 20 febbraio 2020, mentre il primo caso certificato in Cina è del 7 gennaio 2020. In passato altri studi relativi alle acque reflue di Milano o casi di polmonite a Parigi hanno ipotizzato la circolazione del virus a novembre o dicembre 2019“.

“Come dico sempre – aggiunge Montomoli – ci vuole cautela, l’ipotesi che il virus circolasse in Italia già a settembre del 2019 va più che confermata, ma certo la ricerca e i dati hanno solidissime basi scientifiche e cambiano gli scenari conosciuti fin qui”. “Fino ad oggi – aggiunge il professore – si è pensato che il virus fosse partito da un mercato di animali vivi a Wuhan. Questo studio potrebbe dimostrare altro. Un’ipotesi, del tutto personale, è che il virus in Cina sia stato il frutto di una mutazione che lo ha reso più aggressivo e quindi poi fosse identificato come un virus nuovo, ma al momento è solo un’ipotesi”.

Di oggi l’annuncio del vaccino anti Covid di Moderna. L’azienda statunitense ha infatti comunicato che il suo vaccino contro il Covid è efficace oltre il 95 per cento, un annuncio che segue quello di Pfizer dei giorni scorsi. “Nel giro di poco tempo – spiega Montomoli – dopo le registrazioni per il mercato russo e cinese, ci sarà un vaccino registrato anche per i paesi europei e ‘occidentalizzati’, bisognerà iniziare a capire anche meglio la logistica relativa alla distribuzione, mi auguro che in questo senso siano fatti accordi e sia creata un’adeguata organizzazione nel più breve tempo possibile. Mi convince poco sentire dire che da metà gennaio in poi ci saranno i primi vaccini in Italia, bisognerebbe capire quante dosi ci saranno, chi sarà vaccinato, come, quando e da chi. Insomma ci sono dei problemi di logistica abbastanza rilevanti”.

“La fine del tunnel? – risponde Montomoli – Diciamo che possiamo dire di avere qualcosa che ci farà uscire dal tunnel. Se fossi nel nostro governo l’obiettivo sarebbe quello di organizzare una vaccinazione di massa nella prossima estate, anche per non ritrovarsi fra un anno nella condizione attuale. Dal Covid usciremo secondo me la prossima estate”.

“Il farmaco derivante dagli anticorpi monoclonali – spiega ancora Montomoli in relazione allo studio portato avanti, anche grazie a Vismederi, da Tls e Rino Rappuoli – sarà complementare al vaccino dal momento in cui sarà disponibile, fra marzo e maggio prossimi, per le persone ammalate e per risolvere prima il loro decorso”.

Chiusura sulle chiusure e sui passaggi della Toscana da gialla a rossa in pochi giorni. “Non entro nel merito della decisione – dice Montomoli – non sono un politico, mi lasciano perplesso le modalità. Qualsiasi epidemiologo sa che per vedere descrescere la curva dei contagi in una patologia del genere servono due/tre settimane e cambiare le condizioni in pochi giorni fa perdere solo tempo. Personalmente avrei lasciato la zona arancione per la Toscana, ma se davvero i dati indicavano una situazione del genere, meglio entrare subito in zona rossa, gli effetti positivi si sarebbero visti con un po’ di anticipo”.

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