Il provveditore dell’Arciconfraternita di Misericordia di Siena: “Il nostro, un punto di ascolto sempre più ampio. Tanti i nuovi giovani volontari”

Lo sportello di ascolto sociale della Misericordia di Siena soffia sulla sua prima candelina e si afferma come punto di rifermento essenziale di vicinanza e supporto nei confronti dei più fragili. Il progetto, nato durante il periodo di crisi del lockdown con lo slogan “non possiamo incontrarci ma ti possiamo ascoltare”, ha creato una realtà inedita che ha risposto a nuovi bisogni e aggregato volontari sviluppando, nel tempo, potenzialità di crescita importanti per tutto il tessuto sociale.

“Si tratta di un progetto nato quasi casualmente – ha detto Andrea Valboni, provveditore dell’Arciconfraternita di Siena – Il punto di partenza è stato un call center che avevamo deciso di istituire nel momento in cui è scoppiata la pandemia rendendoci conto che le persone in difficoltà sarebbero state tante. Abbiamo pensato che il contatto telefonico poteva essere un aiuto e, inizialmente, rispondevamo alle richieste di beni essenziali, dai medicinali alla spesa. Il passaggio da semplice call center a centro di ascolto è avvenuto gradualmente quando ci siamo accorti che spesso coloro che chiamavano lo facevano soprattutto per rispondere ai bisogni di contatto umano e vicinanza. Da qui – ha continuato Valboni – sono nate in seguito tutta una serie di iniziative rivolte alla popolazione, come gli incontri via web che abbiamo organizzato con specialisti di vari ambiti. Abbiamo cercato di dare un supporto il più ampio e articolato possibile in grado di andare incontro alle esigenze delle diverse categorie di persone che hanno richiesto il nostro aiuto”.

“Lo sportello di ascolto sociale – ha sottolineato il provveditore – ha funzionato molto bene per tutto il periodo del lockdown raggiungendo dimensioni sempre più ampie anche grazie all’accordo con la Società della Salute e con il Come di Siena. Nel corso del tempo vorremo che la nostra diventasse una vera e propria presa in carico della persona a 360°, un lavoro che coinvolgerebbe anche altre associazioni del territorio. Grazie a questo progetto, inoltre, abbiamo avuto un incremento di tanti giovani volontari che stanno lavorando al centro di ascolto e alla bancarella della solidarietà. Mi piace chiamare questa crescita del sociale “il bicchiere mezzo pieno della pandemia”.

“Come presidente di una Misericordia che ha secoli di storia – ha concluso Valboni – mi sono sentito profondamente offeso dalle recenti dichiarazioni del Presidente Giani, che paragona le Misericordie a delle aziende. La nostra associazione è fatta prevalentemente da volontari e, a supporto di questo, la Regione Toscana che ha approvato la revisione degli statuti delle misericordie nell’ottica del codice del terzo settore dove uno dei prerequisiti per essere chiamati organizzazione di volontariato è avere un numero di volontari più alto di quello dei dipendenti. Questo vuol dire, a tutti gli effetti, che non siamo aziende. Invito il presidente Giani a venirci a trovare, ad entrare nelle Misericordie e vedere come si svolge la vita nelle nostre associazioni e i tanti problemi che ogni giorno dobbiamo affrontare, e lo invito a guardare negli occhi i volontari che quotidianamente svolgono servizi di ogni tipo senza aspettarsi nulla in cambio, ma per puro spirito di servizio”.

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