La rubrica settimanale di Caterina Carmignani

L’appuntamento settimanale della nostra rubrica si è spostato per questa volta al martedì con un primo speciale approfondimento storico-critico con il quale chi scrive spera di catturare l’attenzione del lettore e di poter ripetere l’esperimento per i prossimi appuntamenti cinefili e infine, perché no, la voglia di vedersi un bel classico del passato.

È il 1945 e l’Italia veniva liberata dall’esercito nazifascista: quel che ne rimaneva era solo dolore, povertà e macerie. Proprio da queste ultime risorge il cinema, attraverso quella che sarà riconosciuta una delle stagioni cinematografiche più rivoluzionarie della storia, ovvero il Neorealismo.

Termine coniato dal critico cinematografico Umberto Barbaro nella rivista “Realismo e moralità”, per neorealismo si intende quel movimento che, facendo dell’osservazione positivista della realtà il suo mantra, crea opere filmiche trasparenti, impregnate di una libertà d’espressione faticosamente riconquistata dopo anni di autoritarismo perpetrato da parte tanto della politica quanto del mondo della settima arte.

Tra i fautori della rivoluzione visiva c’è Roberto Rossellini, della cui poetica è emblematico esempio Paisà (1946), secondo capitolo della cosiddetta “Trilogia della guerra antifascista”.

Paisà è un film che rievoca la liberazione dell’Italia da parte degli alleati tramite episodi in cui si articolano le vicende dei singoli personaggi: Sicilia, Napoli, Roma, Firenze, Appennino Emiliano e Porto Tolle. Le prese di posizione di Rossellini in senso neorealista si fanno radicali rispetto a quelle intraprese nel più citato Roma città aperta (1945): i residui riferimenti di finzione cinematografica presenti in quest’ultimo sono adesso ridotti all’osso a vantaggio di un linguaggio quasi documentario, di un realismo dei valori umani che, come diceva il critico Mario Verdone, “interpreta la vita come è e gli uomini come sono”.

Con Cinecittà rasa al suolo e la penuria dei mezzi si abbandona il teatro di posa in favore delle riprese dal vivo di strade ricolme di macerie come quelle di Napoli e Firenze, creando quegli “effetti cinematografici” con la meno artificiale ma più efficace realtà: il montaggio si fa più sbrigativo e trascurato, quasi impaurito, come se la macchina da presa, costantemente in soggettiva, fosse un vero e proprio personaggio non più narratore onnisciente ma al contrario testimone della povertà e della disperazione imperanti. Perfino la scelta del cast è studiata al fine della rottura totale dell’illusione di realtà: non si tratta di attori ma di “tipi”, di persone prese dal popolo come la giovane Carmela nell’episodio siciliano o il bimbo Alfonsino nell’episodio napoletano, che con la loro semplicità e immediatezza d’espressione superano in realismo la celata teatralità attoriale.

Il film rosselliniano che appare programmaticamente più frammentato a causa dell’espediente degli episodi costituisce in realtà una dimostrazione di unitarietà esemplare basata su topoi semplici come l’incomprensione, gli incontri mancati, sacrifici inutili: tutto contribuisce alla creazione di una storia e memoria collettiva sposate dal regista con intento critico e propositivo.

Ogni liberazione da schemi o regimi costituiti incarna una certa dose di anarchia prima di una fase ricostruttiva e l’agire del Neorealismo in Paisà non è da meno: il caos pervade strutturalmente la pellicola mediante un montaggio disorganico, forme e linguaggi diversi, perfino un uso smodato dei dialetti. Il risultato che emerge è talmente identificabile con la realtà ancora impressa sulla pelle da trasformarsi inconsapevolmente da opera dal taglio documentario a documento di prima mano, una potente testimonianza dei fatti, dei modi, delle persone.

I consigli della settimana

Visioni d’autore

Martedì 3 novembre, Rai 4 (21), 21.20: La forma dell’acqua (2017) di Guillermo Del Toro

Il mattino ha il (capolav)oro in bocca

Mercoledì 4 novembre, Rai Movie (24), 08.45: Totò, Peppino e la…malafemmina (1956) di Camillo Mastrocinque

Chi dorme non piglia pellicole

Giovedì 5 novembre, Rai Movie (24), 03.30: Tutto può accadere a Broadway (2014) di Peter Bogdanovich

Action

Amazon Prime Video: Lo squalo (1975) di Steven Spielberg

Per i più piccoli

Sabato 7 novembre, Italia Uno (6), 21.20: Zootropolis (2016) di Byron Howard, Rich Moore

Un classico

Domenica 8 novembre, Rai Storia (54), 21.10: Pane, amore e… (1955) di Dino Risi

Serial minds

Netflix: La regina degli scacchi (2020-, 1 stagione, 7 episodi)

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui