L’associazione LogoSiena interviene in merito al dibattito in corso sulla questione della mensa comunale

Chi tra noi ha superato gli ‘anta, ricorderà come il pranzo a scuola fosse un momento di felice confusione, con l’immancabile cuoca (ognuno di noi ne porta una nel cuore) direttrice d’orchestra del banchetto. In ogni scuola la Cuoca  (si, con la “C” maiuscola”) faceva la spesa ogni mattina decidendo il menu, cucinava il pranzo e lo sporzionava, ottenendo il suo personale “feedback” direttamente dalle espressioni sui volti dei giovani commensali”. Così una nota dell’associazione Logo Siena.

“Da allora molto  è cambiato – si legge – gli acquisti così come la cucina sono divenuti “centralizzati” per una maggiore efficienza ed economia, il menu è predisposto da una nutrizionista per rispettare l’equilibrio calorico di chi fruisce dei pasti, ed il pranzo è servito dagli “sporzionatori” per garantire l’igiene e velocizzare le operazioni. Tutto bene allora? Diciamo di no”.

“Ciò che si è perso in questo sistema – spiega LogoSiena – è l’attenzione ai ragazzi, ai loro gusti e richieste che -se prima viaggiavano diretti con uno sguardo od un commento diretto alla Cuoca- adesso debbono passare per una serie indefinita di commissioni scolastiche e comunali, con genitori portavoce che si affannano a far capire che (tanto per fare un esempio) il famoso “pesce marmo” servito a mensa non è adatto, dato che seppur nutrizionalmente perfetto, non incontra i gusti dei giovani palati”.

“Invano da anni i genitori – spiega ancora la nota – , nelle loro rappresentative scolastiche, chiedono nella riunioni di modificare i menu portando alimenti sani ed appetibili, ma tali richieste paiono del tutto inascoltate, tanto da essere giunti, ed è cronaca di questi giorni, a servire pasta, insalata ed una fetta di formaggio, con un succo in brick al posto della frutta. Al di là dei dubbi valori nutrizionali, ciò che rileva è la totale e perdurante mancanza di attenzione ai gusti dei bambini che, arrivati al limite della sopportazione, hanno finalmente creato un caso, lasciando tutto nei piatti, anzi, “nei vassoi”. Eh già, perché un’altra novità assai recente, presumibilmente dovuta all’esterofilia che affligge il nostro paese, è proprio questa: in luogo dei piatti, il cibo viene servito come nelle mense americane tutto assieme in vassoi di plastica, facendo perdere totalmente ai bimbi la consequenzialità delle portate, mescolando le portate al primo sussulto del vassoio. Se è innegabile che questa modalità permetta di risparmiare tempo, velocizzando il pranzo e lo sbarazzo della tavola, e quindi a risparmiare denaro, ci chiediamo: è questa la cosa più importante? Il “risparmio”?”

“Se è pur vero che la pandemia – conclude la nota – ha reso ogni situazione più complessa, essa non è la causa di ogni male, e soprattutto poco c’entra con le scelte di non investire nella scuola, non solo in termini economici ma anche di attenzione e rispetto per i ragazzi che la frequentano. Leggiamo che, secondo l’assessore in pectore, questi problemi sarebbero da addebitare alle scellerate scelte della passata amministrazione che non ha investito nella scuola e nelle mense, e ci domandiamo: ma si è reso conto di essere in carica da tre anni ? Considerato che un mandato comunale ne dura cinque, cosa sta aspettando per “cambiare le cose”? La cura non è lasciare digiuni i poveri studenti, che questa punizione non la meritano, ma ascoltare le richieste che i loro genitori muovono da anni, e prendere atto del fallimento di un progetto scolastico (ammesso che ne sia mai esistito uno) che non ha avuto alcun genere di innovazione da parte di questa amministrazione che, semplicemente, non ne è interessata”.

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