Si è tenuta oggi alle 18, nella collegiata di Provenzano, l’offerta del cero alla Madonna

Una collegiata riempita neanche a metà, mascherine sui volti e distanze rispettate, l’unico suono delle chiarine che ha accarezzato Siena in questi giorni e un porta Palio vuoto. L’offerta del cero alla Madonna di Provenzano si è svolta seguendo il rituale canonico, ma l’assenza dei popoli, dei senesi e dei gruppi piccoli a gremire la chiesa, si è fatta sentire.

“Nel 1633, tre anni dopo la peste nera di Milano, la malattia arrivò in toscana: colpì Firenze, Lucca, Pistoa, ma appena lambì Siena, consacrata alla Madonna. La storia ci è testimone. Ognuno è libero di avere il suo credo, le sue convinzioni, ma tutti dobbiamo ambire e puntare alla stessa cosa: se non vogliamo chiamarlo Dio, chiamiamolo amore”.

Commozione evidente sui volti di tutti: autorità, sindaco, prefetto e i diciassette priori delle contrade, oggi uniti in questo cerimoniale.

“Giornata strana, particolare. Vi vedo e vi riconosco per quello che siete, vedo tutti i vostri ieri e vedo anche i vostri domani. Oggi ci doveva essere l’agonismo, la condivisione, la comunità. Invece oggi c’è questa sospensione del tempo che ci fa riflettere su tutti i nostri ieri, ma con una consapevolezza: mai più questo deserto” ha detto il sindaco di Siena Luigi De Mossi, durante il suo intervento rivolto a tutti i presenti e alla comunità senese.

“Non ci aspettavamo che anche negli anni 2000 sarebbe successo questo, quando la scienza ci dava certezze. Ma noi sappiamo affrontarlo e quando vedo le nostre autorità, i priori che rappresentano i popoli, sono certo che questo ci servirà e ci farà comprendere che tutto quello che abbiamo in questa città non è niente senza la nostra civiltà, senza il nostro esserci, senza i nostri ieri e il nostro domani. Questa è la lezione che tutti voi avete dato in questa pandemia con la vostra disponibilità. Quando venite contrastati rispondete con fierezza, quando avete un ostacolo davanti, lo superate. Ero sicuro che la città avrebbe risposto così“.

Il primo cittadino ha poi inevitabilmente parlato del Palio che non c’è. “Non è un momento facile. La scelta di non celebrare il nostro rito è stata dura e difficile. Quello che vedo stasera sono 17 popoli dietro ai loro onorandi, ai loro dirigenti, che non possono essere qui ma sono con noi ugualmente. Siamo stati sfortunati? No, le prove ci migliorano. Solo la nostra città ha mandato le mascherine tramite le Contrade, le associazioni, solo la nostra sanità ha risposto così. Quando tornerete a casa, stasera non siate tristi: avete tenuto al sicuro i vostri popoli, facendoli schierare sul campo in maniera diversa“.

Le foto di Luca Lozzi

Arianna Falchi
Penna e cuore, dal 1991. Credo nella potenza delle parole, unica arma di cui non potrei mai fare a meno. Finisco a scrivere sui giornali un po' per caso, ma è quella casualità che alla fine diventa 'casa' e ho finito per arredarla a mio gusto. Sono esattamente dove vorrei essere. Ovvero, ovunque ci sia qualcuno disposto a leggermi.

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