Marco Lisi

Abbiamo intervistato Marco Lisi, da pochi giorni in pensione, dopo 61 anni di vita nella scuola, prima come studente e poi come maestro e come dirigente scolastico

Mercoledì 15 settembre è iniziato il nuovo anno scolastico. Dopo 61 anni nella scuola, prima come studente e poi come maestro a San Gimignano e a Poggibonsi, quindi come dirigente scolastico presso l’Istituto comprensivo “A. Salvetti” di Colle di val d’Elsa e presso l’Ic “Folgòre da San Gimignano”, Marco Lisi ha raggiunto la pensione. Lo abbiamo intervistato per parlare della sua esperienza nel mondo della scuola.

In un post su FB ha scritto che è stato 61 anni nella scuola…

“È così: sono entrato da studente il 1° ottobre 1960 nella scuola elementare in via delle Fonti a San Gimignano. Poi le Medie sempre sotto le torri, le Magistrali a Colle, l’Università a Firenze. Anche quando gestivo il camping di “Il boschetto di Piemma” c’ero, perché l’inverno lo riempivo di supplenze. Quindi maestro elementare dal 1983 e dirigente scolastico dal 1996. Sono 61 anni: mi pare che bastino…”

Quali sono stati i momenti più soddisfacenti di questo percorso nella scuola?

“Tra i momenti belli da studente mi ricordo quando la preside delle Medie di San Gimignano venne in classe a lodarmi e premiarmi con un libro, che conservo ancora, per un tema che, evidentemente, mi era venuto bene. ‘Sembra quasi uno scrittore’, disse. E ricordo i primi esami di Filosofia ed Estetica all’Università con il professor Ermanno Migliorini e, poi, quando ho vinto un sudatissimo concorso per dirigente scolastico: 50esimo su 7.000 (col cassetto pieno di Prozac che, però, non ho mai preso). È stato molto bello anche aver conosciuto tanti colleghi e colleghe bravissimi, quelli col talento oltre che con la passione per la scuola, e tra questi mi fa piacere citare Paolo Gheri, il mio dirigente quando facevo il maestro”.

E i momenti più difficili?

“Sono stati parecchi: ‘Spiccata predisposizione per la ricerca’ scrivevano i miei professori delle medie e sicuramente vispo lo ero, ma studiavo poco e male. E questa, si sa, è una controindicazione seria. Ero però curioso e lettore voracissimo di quasi tutto. E quindi me la cavavo”.

Non è stato uno studente modello, quindi?

“Nemmeno di striscio. Solo all’Università ho studiato tanto e volentieri. A quei tempi i piani di studio erano abbastanza liberi e, quindi, potevo scegliere. Allora avevo in mente di fare il professore di Filosofia e Storia, le due discipline che più mi appassionavano. I mesi passati sopra ‘La critica della ragion pura’ di Kant non li scorderò mai. Non avevo invece nessuna predisposizione per la Pedagogia, curioso vero?”

In effetti, vista la sua carriera scolastica…

“Devo confessare che non mi sento e non mi sono mai sentito un uomo di scuola, in senso stretto. Ho avuto molti altri interessi che sono stati prevalenti: la politica, innanzitutto, per 9 anni assessore alla cultura ad occuparmi di biblioteche, musei, arte, teatri, archivi, letteratura, insomma le cose che mi piacciono, e poi 10 anni come sindaco di San Gimignano. E anche il mondo del vino che, negli anni ‘80/’90, era davvero affascinante. All’inizio della mia carriera lavorativa non pensavo alla scuola: gestivo il campeggio ‘Il boschetto di Piemma’, guadagnavo benino e il lavoro mi piaceva, ma siccome prometteva un futuro incerto mi decisi a fare il concorso per maestro elementare”.

E come è passato da maestro delle elementari a fare il dirigente scolastico?

“Fare il maestro elementare è un lavoro bellissimo. I miei ragazzi di San Gimignano e di Poggibonsi, alla Pieraccini, li vedo ancora lì, nei loro banchi. Ogni tanto li ricordo con nostalgia. Io però avevo la sensazione di buttar via gli anni dell’Università: ‘Che ho studiato a fare?’ mi domandavo, a torto o a ragione. Poi, volevo guadagnare di più e sono sempre stato attirato dal lavoro organizzativo”.

È andato in pensione pochi giorni fa da dirigente dell’Istituto Comprensivo “A. Salvetti” di Colle?

“Sì, ho cominciato lì nel 1996 e, tranne i miei 10 anni da sindaco di San Gimignano, non mi sono mai mosso, nemmeno quando avrei potuto per andare in istituti ‘più prestigiosi’. Una bella esperienza, molto positiva, soprattutto i primi anni”.

Perché solo i primi anni?

“Guarda non ne voglio nemmeno parlare. L’Amministrazione comunale di Colle, quella precedente, ha fatto delle scelte che io ritenevo sbagliate e non son riuscito a contrastarle. Alla fine me ne sono fatto una ragione. Però, secondo me, gli attuali amministratori farebbero bene a ripensarci un pochino. Ricordo, invece, con piacere la consuetudine con molte persone di Colle, nell’Amministrazione comunale, come nella scuola e nella città, con le quali ho lavorato volentieri”.

Cosa è cambiato nella scuola da quando ha cominciato ad oggi?

“Ti scandalizzerò, forse, ma quasi nulla. È cambiato tutto il contesto, invece. Il mio ingresso nella scuola è coinciso con la nascita della scuola Media unica, con la scuola di massa, la scuola per tutti. Con i suoi pregi e i suoi difetti. Tra i principali difetti, a mio avviso, quello di aver mutuato il modello storico della scuola per pochi, applicandolo alla scuola di massa. Per un po’ ha funzionato, almeno da ascensore sociale. Certo oggi c’è più attenzione per l’individuo, o per la ‘persona’, se si preferisce, una conoscenza psicologica dell’età evolutiva maggiore, un po’ di tecnologia in più, che aiuta sia chiaro”.

Allora perché dice che è quasi uguale?

“Perché non sono cambiati né gli insegnanti, né le regole fondamentali nonostante ogni governo ci regali una riforma della scuola. La formazione degli insegnanti non è adeguata e non è riformabile, a mio avviso, se non si cambiano le regole generali. Se si legge l’art. 26 del contratto di lavoro, quello sulla funzione del docente, con un minimo di conoscenza e di onestà intellettuale c’è da schiantare dal ridere. Eppure ci sono nella scuola energie umane e intellettuali importanti, ma quante? Quanta possibilità hanno di incidere sul resto? C’è una logica del ‘tutti uguali’ che mortifica e fatalmente distrugge ogni spinta positiva”.

Non può uscire dalla scuola con questa negatività

“Ed è vero: nella scuola c’è anche molto altro. Il rapporto con gli studenti, bambini e bambine, ragazze e ragazzi, è sempre vivificante e proficuo per tutti gli attori sulla scena. E poi la scuola ha assunto oggi un ruolo fondamentale di socialità, necessario momento di contrasto con l’isolamento sempre maggiore degli alunni davanti ad un computer o alla televisione. Ognuno solo a casa sua. Senza la scuola sarebbe un disastro sociale”.

Però una ricetta, una sua riforma della scuola, ce l’avrà di sicuro?

“Come no! Ma non esiste un’idea semplice in grado di risolvere problemi complessi. Una cosa però la farei per ridare dignità quanto meno alla valutazione didattica e scolastica. Disaccoppierei il percorso dell’obbligo scolastico dalla certificazione delle competenze. Sono 10 anni, bene, dopo 10 anni l’obbligo è assolto, ma se la certificazione delle competenze non è al livello 10, a 17 anni il percorso scolastico si interrompe. Poi ci sarebbe il contratto degli insegnanti che è un tabù. Chi lo tocca muore (politicamente). Quindi non lo tocca nessuno”.

E come sono andati questi ultimi mesi con il Covid?

“Da un punto di vista dell’impegno e della responsabilità dei genitori, degli studenti, degli insegnanti e di tutto il personale scolastico direi bene. Quando i problemi sono molto gravi, conta molto di più la tenuta mentale delle norme da rispettare che, è umano, non sempre sono perfette e a volte sono contraddittorie. Un po’ di isteria negazionista c’è stata, ma niente di che. Semmai c’è da dire che il Covid ha creato un alibi perfetto per tutte le nostre incapacità. Ora è tutta colpa della didattica a distanza”.

Le mancherà la scuola?

“No: penso di aver fatto dignitosamente il mio lavoro, spero di non aver fatto troppi errori. Per il resto avanti il prossimo e tanti auguri ai colleghi che mi hanno sostituito a Colle e a San Gimignano”.

Cosa farà adesso?

“Per fortuna la curiosità e gli interessi non mi mancano. Ho appena finito di scrivere un libro che si intitola San Gimignano. Una guida per perdersi che uscirà tra pochi giorni per l’editore Tarka. Un libro strano, una guida anomala. Io mi sono divertito molto a scriverlo e ora spero che qualcuno lo legga. E lo compri: l’editore sarebbe contento e io anche”.

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