Mario Savelli e la sua commozione per un 2020 senza Carriere

“Ho già il magone se penso che domani mattina non dovrò alzarmi per portare il cavallo in Piazza”. Mario Savelli, decano dei cavallai del Palio di Siena e storico barbaresco e contradaiolo della Torre si commuove pensando a questo 2020 senza Carriere. Dopo 76 anni, per la prima volta la città non potrà vestirsi a festa. Alla vigilia della Tratta di Provenzano i barbareschi giovani ed anziani di tutte le contrade si ritroveranno a cena questa sera, 28 giugno 2020, per esorcizzare una data nefasta e tenere alto l’amore per la tradizione: “E’ una situazione strana, triste, che fa molto male. Magari – dice Savelli – in tanti non se ne rendono conto, ma questo anno senza Palio resterà come una ferita nel cuore di tutti. Io ci sto soffrendo soprattutto al pensiero di tornare dentro le mura”.

Perché?

“Eravamo ai primi di marzo quando incrociai il sindaco di Siena (Luigi De Mossi, ndr) il quale mi disse che la città, come tutto il resto d’Italia, sarebbe entrata in quarantena. Poco dopo incontrai il mio capitano della Torre (Paolo Capelli, ndr) il quale mi confermò che la situazione si stava facendo difficile anche per il Palio. Decidemmo così di togliere il chiosco delle frittelle e chiudere in anticipo (la famiglia Savelli da 75 anni ha una attività di vendita diretta di frittelle di riso in Piazza del Campo nel periodo che va da fine gennaio alla domenica successiva al giorno di San Giuseppe, ndr). Non era mai successo, ma questa ondata di malattia ha degenerato tutto. Così io mi sono chiuso in casa a Fogliano e non sono più uscito. In Piazza devo ritornarci e lo farò proprio stasera con gli amici barbareschi. Mi sta pensiero, ho già il magone se penso che vedrò il nostro salotto senza terra, senza palchi, senza sentire quell’aria magica e unica che solo il Palio riesce a trasmettere. Certo, personalmente sono d’accordo nelle misure adottate perché dobbiamo salvaguardare la salute e perché non dobbiamo sottovalutare questa pandemia che ha fatto tantissime vittime, ma al tempo stesso devo dire che mi fa davvero male pensare che dopo decenni si debba rinunciare alla nostra Festa. Ci hanno tolto un anno di vita“.

Che ricordi ha del tempo di guerra quando il Palio non si corse per cinque anni?

“Un ricordo triste. Anche allora la situazione di emergenza metteva paura e quando si arrivava all’estate si faceva sentire la nostalgia del Palio e la voglia di rivedere la terra in Piazza. Quando tutto finalmente finì la prima cosa che pensammo tutti noi senesi fu al Palio, alla corsa, a rivedere i cavalli sul tufo, ai colori dei giubbetti. Io fui tra i senesi che girò per Siena suonando il tamburo e chiedendo al popolo di ritrovarsi nella nostra Piazza. Nel 1945 facemmo ben tre Carriere“.

Prova le stesse sensazioni?

“E’ strano, ma la tristezza è la stessa nonostante oggi non sia più un ragazzino. Forse è anche l’età è questa maggiore consapevolezza che fa male. Da diversi mesi ormai la mattina mi alzo e vado in scuderia pensando che non potrò portare il cavallo in Piazza. E’ un tuffo al cuore. Però così è la situazione e ora penso solo a passare quanto prima questo anno per arrivare al 2021 e rivedere il Palio”.

Secondo lei questa pandemia che ha sconvolto tutti, addirittura annullando le Carriere del 2020, che peso avrà nelle contrade e nei contradaioli?

“Secondo me torneremo più forti sia come cittadini sia come contradaioli. Il Palio è Palio, non è stato mai sconvolto da nessun evento catastrofico e sarà ancora la nostra Festa. Bisogna saper resistere per ritornare a vedere Siena con la terra in Piazza, le bandiere sventolare e assaporare l’aria di Palio. Noi senesi abbiamo la pelle dura, dovremo saper restare tutti uniti ed avere fiducia nel Comune, nelle Contrade e nel Magistrato. Il Palio non ce lo cambiano perché noi si nasce col Palio. E nelle vene ci scorre il sangue dei nostri avi e della nostra storia”.

Il Magistrato delle Contrade ha dovuto affrontare una situazione storica, secondo lei come si è mosso?

“Questa pandemia è stata ed è una guerra. Io ripongo fiducia in chi ci guida, il Magistrato è stato chiamato a scelte storiche e tutto sommato condivido come si sono mossi anche se si può sempre migliorare. Mi è dispiaciuto, ad esempio, che l’addestramento di Mociano sia stato chiuso al pubblico. A mio avviso, essendo all’aria aperta, poteva svolgersi con la presenza di pubblico. Avrebbe fatto anche bene per i tanti passionisti che invece sono dovuti rimanere a casa con un groppo alla gola. In ogni modo pensiamo al futuro”.

Lei ha detto che il Palio resterà lo stesso. Ma non crede che questo stop possa essere un modo per riflettere maggiormente su una serie di questioni come ad esempio il Protocollo, i fantini, la vita di contrada?

“Il discorso sarebbe lungo, ma sicuramente abbiamo tempo per rivedere tante cose. Quando parlo di Palio mi riferisco ai suoi valori e alla tradizione, per il resto sarebbe importante riflettere su tante cose. Intanto che il Palio ritornasse in mano ai capitani perché gli è un po’ sfuggito. Non dico di ritornare agli anni ’50, ma comunque ad una gestione che sia più delle dirigenze che dei fantini. Per quanto riguarda proprio i fantini spero che ci siano sempre all’orizzonte tanti ragazzi in gamba per Piazza, aiutati nel mestiere dai big. Anche sul Protocollo ci sarebbe da parlare, diciamo che questo periodo di stop potrà essere utile per un maggiore confronto e per prendere consapevolezza ancora di più dell’importanza del Palio”.

Quando stasera, in Piazza del Campo, incontrerà i giovani amici senesi e contradaioli che cosa gli dirà?

“Di stare uniti in nome delle contrade e di Siena. Di parlare sempre con noi anziani che abbiamo vissuto il Palio e situazioni difficili come questa. Di farsi un po’ guidare nei rioni, nel volersi bene perché siamo una famiglia. La contrada è di tutti e viviamo con il Palio nel sangue. Non dimentichiamolo mai”.

Luisa Valenti

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