Vittoria Doretti, presente alla firma dell’accordo fra UniSi e Asl Toscana Sud Est, ripercorre le tappe del progetto Codice Rosa

A margine del convegno dell’UniSi “Ipazia. Strategie di prevenzione della violenza sulle donne e sui minori”, Vittoria Doretti, mamma del Codice Rosa e responsabile per la regione Toscana, ci ha concesso un’intervista in cui ripercorre le tappe del progetto (ormai accolto e adottato anche fuori Italia) e i suoi successi.

Sono passati dieci anni da quando il Codice Rosa è stato applicato per la prima volta a Grosseto, oggi è adottato in tutta Italia. Come è nato e come si è sviluppato il progetto?

“Nasce dall’idea che su certi temi bisogna fare squadra; quindi, nasce con un atto di umiltà, quando abbiamo capito che (noi soprattutto) a livello di urgenza non riuscivamo bene ad intercettare certi bisogni. Sicuramente dobbiamo moltissimo alla collaborazione, ma anche agli insegnamenti, delle donne e delle grandi operatrici dei centri antiviolenza. Quello che loro dicevano, cioè di mettere la donna al centro, è stato mutuato in sanità grazie al Codice Rosa in una profonda collaborazione fra tutti gli altri enti e istituzioni, al di là di accordi specifici. Il Codice Rosa nacque come una squadra unica di Procura e Polizia giudiziaria, per intervenire nel modo adeguato circa la situazione dei pronti soccorsi, e poi si è sviluppata molto, dal momento che abbiamo avuto numeri impensabili. Siamo passati dall’avere due casi in provincia di Grosseto il primo anno, a oltre trecento il secondo anno”.

Nello specifico come si attua il Codice Rosa? Quali sono le procedure?

“Il codice rosa prevede dei percorsi per enti, istituzioni e centri antiviolenza che devono fare squadra e attuare dei circuiti in cui la donna, i bambini e le vittime di discriminazioni multiple, che hanno necessità di specifiche protezioni (per evitare vittimizzazioni secondarie) abbiano un’accoglienza pronta e il più lineare possibile. Dobbiamo assicurarci che non siano gap fra un’istituzione e l’altra e ribadire l’importanza di un profondo colloqui fra tutte queste istituzioni. Il progetto di oggi, Ipazia, prevede proprio la formazione in questo senso di figure che vanno dai volontari del soccorso ai medici di medicina generale, fino a tutte le altre figure della rete. Codice Rosa è ormai da tanti anni una rete vera e propria istituzionale in regione Toscana, e anche a livello nazionale, insieme ad altre esperienze, ha dato il via a quelle che sono le linee guida (attive già dal 2018) che tutte le aziende sanitarie italiane devono seguire”.

Oggi l’Asl Toscana Sud Est firmerà un’importante convenzione con l’Università di Siena per la comunità di pratica infermieristica e ostetrica, dedicata allo scambio di conoscenze e buone pratiche inerenti al tema della violenza sulle donne e sui minori.

Io sono stata una studentessa dell’Università di Siena, proprio qui nell’Aula magna storica ho conseguito la mia laurea in Medicina e le mie specializzazioni, quindi sono molto legata all’UniSi. Anche per questo con la professoressa Coluccia abbiamo dato il via al master in Codice Rosa; anche se era stato proposto da altre due grandi università italiane, io ho voluto fortemente che fosse qui a Siena. L’accordo di oggi segna un ulteriore passo, perché abbiamo pensato che un dipartimento come quello del professor Masini, all’avanguardia per quel che riguarda la comunicazione, ci potesse aiutare a mutuare delle comunicazioni tra enti diversi, e anche all’interno della sanità”.

L’intervista completa a Vittoria Doretti.

Eleonora Rosi
Sono una giovane studentessa della facoltà magistrale di Lettere, maremmana di nascita, ho lasciato l'Argentario da quattro anni per vivere e studiare a Siena. Mi interesso di politica, ambiente e attualità, con il proposito di capire e raccontare la cronaca di un territorio tanto antico e ricco di storia quanto vivo e vitale come quello senese.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui