La riflessione di Raffaele Ascheri nel giorno del decennale della morte dell’ex capo della comunicazione di Mps

Il 6 marzo del 2013 moriva David Rossi. Questa sera, a dieci anni di distanza, in Piazza Salimbeni si svolgerà un presidio, organizzato dalla famiglia, per ricordare l’ex capo della comunicazione di Mps e la sua tragica scomparsa. Anche l’Eretico di Siena, Raffaele Ascheri, sul sul suo blog ha voluto fare una riflessione, articolata in quattro punti, in occasione del decennale della morte di Rossi:

“C’è tanta amarezza – scrive Ascheri -, a dieci anni di distanza: il Caso David Rossi – che si è voluto scientemente trasformare da classico suicidio a reality complottista – induce ad (almeno) 4 considerazioni, nel triste giorno del decennale della morte:

  1. amarezza in primo luogo per David Rossi, come è doveroso che sia: vittima consapevole di se stesso, certo, ma indubbiamente la tragedia di una vita che si spegne precocemente (e con il suicida che è lucido mentre muore, come da documentazione), tale resta;
  2. amarezza per le continue, vergognose, strumentalizzazione politiche, le quali porteranno verosimilmente ad una incredibile seconda Commissione di inchiesta (tempistica, fine marzo), voluta per ringhiare a prescindere contro la Magistratura (ringhio il quale, più o meno, va sempre bene a quasi tutto l’arco costituzionale);
  3. amarezza per una famiglia, la quale – duole ripeterlo, ma lo faremo ancora, e con dettagli ulteriori – continua a non accettare un evento tanto drammatico, quanto purtroppo tutt’altro che raro (vedasi il senatore Astorre, solo per citare l’ultimo caso noto: suicida assai meno prevedibile di Rossi, addirittura due ore prima del suo salto nel vuoto a lungo intervistato in una televisione privata romana);
  4. amarezza, infine, perché il combinato disposto di tutta una serie di interessi (non ultimi, economici) fa sì che non si veda una ragionevole via di uscita: se non basta la Magistratura (inquirente e giudicante, non certo un solo giudice, sia ben chiaro); se si considera carta straccia anche una cruciale sentenza di un Giudice del Lavoro (che ha negato, pochi mesi fa, il maxirisarcimento, di più di un milione di euro, chiesto dalla vedova alla banca); se non è sufficiente neanche una super perizia – quella affidata ai Ros -, nata per spazzare via tutti i residuali dubbi: per dirimere questa questione, che si fa? Si procede all’infinito? Siamo già di fronte al suicidio più indagato degli ultimi decenni: per quanto ancora deve trascinarsi, questa amara pantomima? Come già scritto in un’altra occasione, forse l’unica possibilità rimasta – molto concreta, tra l’altro – sarebbe questa: fare pagare tutti i futuri accertamenti, da oggi in avanti, alla famiglia. Verosimilmente, la morte di Rossi tornerebbe ad essere quel suicidio che loro, per primissimi, avevano in modo convinto descritto come tale…”.

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