Ministro Cartabia: “La legge 121 rimosse gli ostacoli giuridici alla parità di genere nelle Forze dell’Ordine”

Nel libro edito in occasione dei 40 anni dalla legge 121, si ripercorrono le tappe che hanno caratterizzato i cambiamenti nella Pubblica Sicurezza e nel corpo della Polizia di Stato. Non si può quinti non ricordare una data storica, lontana 60 anni e un mese, ovvero quel primo marzo 1961 quando entrarono in servizio le prime ispettrici appartenenti alla carriera direttiva del nuovo Corpo di polizia femminile, istituito con legge n. 1083 nel 7 dicembre del 1959.

Creato su indicazione dell’allora capo della Polizia Giovanni Carcaterra, 62 anni fa si vedeva la comparsa delle prime quote rosa in polizia. Quattro mesi dopo quel primo marzo, comunque, si videro arrivare anche le assistenti di polizia, appartenenti alla carriera di concetto dello stesso Corpo. Le poliziotte, assegnate a uffici come quello di Polizia femminile, la Sezione minori o le Squadre buoncostume delle questure, avevano incarichi specifici che riguardavano il contrasto dei reati nei confronti di donne e bambini, reati contro la moralità pubblica e a sfondo sessuale.

Le prime poliziotte erano impiegate anche per la tutela del lavoro minorile e femminile, per le indagini e gli atti di polizia giudiziaria che riguardavano le stesse categorie di persone, oppure nei confronti delle quali svolgevano compiti di vigilanza e di assistenza per i provvedimenti di polizia (se i minori erano in stato di abbandono morale e sociale, come il contrasto all’evasione scolastica). Non si può dimenticare l’impiego massiccio della polizia femminile in occasione di calamità naturali: ispettrici e assistenti per la prima volta intervennero per il terremoto nella valle del Belice (1968), di Tuscania (1971), di Ancora (1972) e in quelli, disastrosi per numero di vittime, del Friuli (1976) e dell’Irpinia (1980).

Il raggiungimento della parità con i colleghi uomini – scrive il Prefetto Carlo Mosca nel suo libro sulla riforma – è stato uno dei primi obiettivi, nell’osservanza del dettato costituzionale, di cui all’articolo 51, secondo il quale tutti i cittadini dell’uno e dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici in condizioni di uguaglianza”.  Decisiva in questo è stata l’entrata in vigore, alla fine del 1977, della cosiddetta ‘legge Anselmi’ che vietava qualunque discriminazione, anche indiretta, fondata sul sesso per quanto riguardava l’accesso al lavoro, in qualunque settore o attività professionale”.

Un percorso articolato e complicato quello relativo alla parità di genere, “finalmente nel 1981 la riforma attuata con la legge 121, nel disporre lo scioglimento del Corpo delle guardie di pubblica sicurezza e del Corpo di polizia femminile, stabiliva che il relativo personale, unitamente con quello appartenente ai ruoli del personale civile della carriera direttiva dell’Amministrazione della pubblica sicurezza, confluisse nei ruoli del personale della Polizia di Stato”, sottolinea Mosca, che mostra il momento in cui cadde l’ultima barriera. La riforma aveva così sancito la piena equiparazione tra personale femminile e maschile, con parità di attribuzioni, funzioni, trattamento economico e progressione di carriera”.

La ‘rivoluzione rosa’ aprì la strada, con la legge n. 380 del 20 ottobre 1999, all’ingresso delle donne in tutte le forze armate. Il Prefetto conclude così mostrando come oggi, nella Polizia di Stato, “circa quindicimila donne sono impiegate in tutti gli ambiti operativi, tecnici e dei sanitari, ricoprendo tutte le qualifiche. Da pochi mesi, per la prima volta, una donna è diventata vicecapo vicario della Polizia”.

E proprio sul percorso dell’universo femminile nelle Forze dell’Ordine è intervenuto il Ministro della Giustizia, Marta Cartabia, sottolineando come “la presenza delle donne nella Polizia di Stato appartiene alla storia recente. Come è accaduto per altre funzioni pubbliche la partecipazione delle donna all’esercizio di funzioni della sicurezza pubblica è stata ostacolata dal pregiudizio che determinate attività non fossero adeguate alla natura della donna”.

La legge 121 rimosse gli ostacoli giuridici alla effettiva parità delle donne nel servizio di polizia e simbolicamente marcò la fine dell’eguaglianza condizionata alle attitudini di genere. A distanza di quarant’anni è significativo notare che la presenza femminile nelle Forze di polizia è particolarmente qualificata – conclude il Ministro –. Caduti gli ostacoli di ordine giuridico, le donne con il loro lavoro, la loro dedizione e la loro professionalità hanno mostrato il contributo che sono in grado di offrire alla vita sociale, anche in questo ambito, che era loro tradizionalmente precluso”.

Francesca Bonelli Grisostomi
Scrivere sempre, scrivere nonostante, scrivere e basta. ᴄ̴ᴏ̴ɢ̴ɪ̴ᴛ̴ᴏ̴ sᴄʀɪʙᴏ ᴇʀɢᴏ sᴜᴍ

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