La cupezza del cencio aveva preannunciato una carriera scura. Di questa Palio conteremo ancora per molto gli assenti, ci sarà tempo per analizzare con cura come queste mancanze sono maturate in alcuni casi, a come si sono evolute in altri.

I giudicabili rimangono pochi.

Colpe da imputare? Il bandolo della matassa che ha portato fino a questo Palio sarebbe troppo lungo da arrotolare.

Hanno inciso i due anni di attesa, con un Palio d’inverno infinito dove le chiacchiere si sono moltiplicate fini troppo. Ha inciso l’ultimo Palio corso, agosto 2019, dove Remorex l’aveva di nuovo combinata grossa.
Ha inciso l’incertezza, fino al 29 maggio, di quali sarebbero state le altre 6 contrade al canape di questo luglio.
Fattori che via via si sono aggiunti fino ad arrivare alle previsite.

Certo è che se alla resa dei conti i cavalli esperti erano solamente 3 ed uno è stato fatto fuori, tutti i pensieri e le congetture sono inutili.

Da lì in poi il racconto è superfluo da ripetere.

Ha inciso e questo è un particolare antipatico ma di cui, se il Palio vuole avere futuro, nessuno deve dimenticarsi, l’attenzione mediatica, che, ci piaccia o no, la nostra festa ha e continuerà ad avere.

Ma una scorsa veloce sui social oggi fa capire che un certo atteggiamento è ancora lontano da essere assimilato.

I giudicabili sono ridotti al minimo, 6 le contrade al canape. Alcune accoppiate sparite dalla visuale, rimane davvero poco e sul quel poco si erge ed emerge, con la solita determinazione di chi non lascia mai nulla al caso, Tittia.

La categoria dei cavalli e le difficoltà patite da tanti soggetti hanno definito poi una corsa. Le stalle hanno fatto molto la differenza. Una variabile importante è stato il tufo, a San Martino soprattutto combinato con cavalli che sapevano, spesso, poco dove mettere i piedi.

Meno uno, meno due, meno tre, meno quattro, schemi che saltano, indicazioni stravolte. Il canape basso ha fatto la sua parte.

Ultimo ma non ultimo, un Palio stravolto dagli eventi, dove, è possibile immaginare che ognuno abbia, ragionevolmente, pensato di essere il prossimo eliminato.
Tutta una serie, quindi, di cause che non devono e non vogliono essere una scusante ma che sono evidenti.

Le pagelle

Mossa e Mossiere 6 = Il Palio guarda in faccia tutti.
Nessuno è esente, nemmeno Bircolotti. Va detto che il suo voto va a braccetto con il 4 che tutti, Tittia escluso, si meritano.
In 5 dentro al canape ci vuole attenzione. Lo spazio c’è per tutti e la strategia del Drago è chiara fin dai primi attimi.
Nessuna rivale da guardare, ognuno doveva solo pensare per sé.
Il posto va cercato, inventato e difeso.
La mossa non è il male assoluto, la gestione del tempo precedente invece è rivedibile su alcune dinamiche.

Tittia voto 110 e lode Il sardo tedesco compie forse i tre giri tecnicamente migliori delle sue 8 vittorie.
Indemoniato. Parte come vuole partire costringendo gli altri in uno spazio ridottissimo.
Una prestazione completa e lucida più di sempre.
Con un cavallo ben gestibile, ben preparato e di cui, se il refrain mangiacavalli si protrarrà, ci dovremo dimenticare in fretta.

Turbine 7
Si ritrova di rincorsa, all’improvviso e la sfrutta anche a suo favore.
Mette comunque il capo avanti. Conferma pregi e difetti già noti.

Scompiglio 9
Capitan Ricci crede con ragione su Scompiglio che fa un gran Palio.  Per una volta non parte bene ma poi lotta fino all’ultimo centimetro. Battuto solo da un Tittia inarrestabile per pochi centimetri.
Un professionista che è una sicurezza.

Il resto, tenuto conto anche di mille attenuanti, è ingiudicabile.

Queste sono giornate da vivere come quelle dopo il Palio di agosto. Analisi, critiche e dove necessario cambiamenti.
Il tempo è poco, vero. Bisogna che ci sia volontà. 

Eleonora Mainò
Nata sotto il segno dei pesci. Narratrice di storie di polvere e provincia e uomini di cavalli. "L'aria del paradiso è quella che soffia tra le orecchie di un cavallo" ( proverbio arabo)

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