Il canovaccio è sempre il solito: qualche “opportuna” dimenticanza, qualche “omissione”, qualche verità raccontata tutta da una parte sono gli ingredienti di una ricetta ormai consunta e stantìa. Nel nuovo format della trasmissione Le Iene, andato in onda ieri sera, nuovamente Antonino Monteleone è tornato a parlare del caso David Rossi

Non è bastata una commissione parlamentare che di nuovo ha “scovato” niente, non è bastata neppure una sentenza (quella del giudice Cammarosano, come scritto dalla Gazzetta di Siena): la ricerca di uno scoop che non c’è si spinge anche oltre.

Eppure i fatti, non le opinioni, dicono altro.

E’ ormai certificato, infatti, come la famiglia di David Rossi abbia cercato un risarcimento dalla banca Monte dei Paschi di Siena, intentando per l’appunto una causa civile per non aver “vigilato”. Quindi una vera sterzata rispetto al passato.

“Vigilato”, infatti, rispetto a cosa? Al fatto che David Rossi avesse intenzioni suicidarie, come certificato, tanto per fare solo alcuni esempi, dalle ormai celeberrime mail “Help, mi suicidio” (scritte dallo stesso Rossi all’ex ad Viola) o dalle consulenze psicologiche chieste dalla stessa famiglia dopo la morte del manager (e poi messe nel dimenticatoio).

Nessun (presunto) omicidio, dunque, ma una giravolta sul suicidio con richiesta danni per addirittura oltre il milione di euro. Di questo le “Iene”, però, non parlano.

Fra le giravolte c’è anche quella di Carolina Orlandi negli speciali e nelle interviste. La scrittrice, giornalista e attualmente comunicatrice in Parlamento è passata da chiamare l’ex manager “padre” (nonostante il suo padre biologico sia un altro) a un più consono David. Legittimo, ci mancherebbe altro, ma il cambio repentino fa un po’ riflettere.

Qualche dimenticanza c’è stata anche nel mancato racconto, sempre da parte delle solerti “Iene” sull’incarico dato dalla stessa famiglia Rossi all’avvocato Carmelo Miceli, ex parlamentare del Pd, lo stesso Pd che non ha votato il documento finale della commissione parlamentare: anche qui si è buoni o cattivi a seconda delle esigenze.

“Sono state Le Iene a presentarmi la famiglia Rossi e a chiedermi di esaminare il caso”, questo quanto dichiarato davanti al Tribunale di Grosseto dall’avvocato Carmelo Miceli, durante l’esame testimoniale nel procedimento penale per diffamazione a carico di Antonio Degortes e del suo blog “Dito nell’Occhio”.

Miceli, citato dai giornalisti de Le Iene Antonino Monteleone e Marco Occhipinti che si sono costituiti parte civile nel procedimento a carico di Degortes, ha confermato di aver accettato l’incarico di legale nell’agosto 2018 a seguito dell’intervento di Occhipinti, con cui lo stesso avvocato aveva collaborato nel corso della trasmissione televisiva.

La più grave mancanza delle “Iene”, però, appare un’altra. E si capisce anche perché.

Dei lavori della commissione parlamentare, spinta fra un post sui social e una dichiarazione stampa dalla stessa famiglia e dall’onorevole (rinnovato) di Fdi Walter Rizzetto, si esalta quasi tutto, sottolineando con l’evidenziatore televisivo alcune banalità che nulla cambiano nel corso degli eventi di quel 6 marzo 2013, quando Rossi precipitò nel vicolo di Monte Pio.

Si omette completamente quella che è la conclusione vera e propria del documento, consegnato dal Ris dei Carabinieri: “Tra le varie ipotesi sulla morte di David Rossi la più compatibile è quella riferibile a un gesto anti-conservativo in cui il dott. Rossi, cosciente, si tiene a penzoloni fuori dalla finestra, aggrappato alla barra di protezione con entrambe le mani e infine si lascia cadere nel vuoto sottostante”. Che significa “suicidio”, sconfessando completamente le tesi della famiglia e delle “Iene” stesse, certificando, per l’appunto, la morte di Rossi come suicidio.

Un vecchio metodo, dunque, ormai obsoleto e simile a quello del “terrapiattismo”: negare l’evidenza, sottolineare solo le proprie opinioni non surrogate dai fatti.

Immancabile, infine, la richiesta di una nuova commissione parlamentare (ma la prima ha lavorato bene oppure no?): per capire cosa non si sa, visto che peraltro la documentazione della precedente è stata inviata alle procure di competenza.

Per spendere qualche soldo pubblico in più, di sicuro.

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